Dopo l’incontro tra Beppe Grillo e i senatori pentastellati, il fondatore dei 5 Stelle secondo il Corriere della Sera avrebbe spronato i suoi a continuare con il PD altrimenti “il Movimento il giorno dopo il voto è già bello che morto”.
Quando il momento per il Movimento 5 Stelle è delicato, da Genova Beppe Grillo è sempre pronto a precipitarsi verso Roma per cercare di ricompattare le fila dei pentastellati e dettare la linea politica da portare avanti.
Dopo l’addio di tre senatori 5 Stelle approdati alla Lega dopo il voto a Palazzo Madama sulla legge di Bilancio 2020, la prima a tinte giallorosse, il fondatore del Movimento ha tenuto a rapporto gli altri senatori pentastellati.
Il pensiero di Beppe Grillo è sempre lo stesso, ovvero quello di andare avanti con il governo Conte bis cercando di “portare il Partito Democratico sui nostri temi, ma per fare le cose occorre tempo e pazienza”.
Il Corriere della Sera però, con un articolo a firma Tommaso Labate, racconta anche il retroscena di un Grillo che ai suoi senatori avrebbe detto come in caso di elezioni a breve “il Movimento, il giorno dopo il voto, è già bello che morto”.
Grillo e i motivi per continuare con il PD
“Io dovrei convincere i senatori a non andarsene con Salvini? Io ho la villa e un’ attività, Casaleggio la sua società e i suoi soldi. Ma vi è chiaro o no che, se si rompe il giocattolo del governo, tutta questa nostra gente che abbiamo portato in politica ce la ritroviamo sotto casa a chiederci un lavoro? Altro che andarsene con Salvini. Questi vengono sotto casa nostra perché il Movimento, un secondo dopo il voto, è già bello che morto”
Questo è il virgolettato attribuito a Beppe Grillo riportato dal Corriere, con il comico che ai suoi senatori avrebbe spiegato perché in questo momento sarebbe una sorta di suicidio per i 5 Stelle rompere con il PD e andare al voto.
Il problema però è il crescente malumore tra i senatori pentastellati, specie quelli al secondo mandato tanto che si starebbe pensando di mettere mano al regolamento anche se il tema come spesso ribadito da Luigi Di Maio “non esiste, la regola non si tocca”.
Anche guardando gli ultimi sondaggi si capisce perché Grillo possa temere le urne: il Movimento adesso esprime il 33% dei parlamentari, un numero irripetibile e che gli conferisce la possibilità di incidere nella agenda politica del governo.
Considerando anche il taglio dei parlamentari, a meno che non si decida di sciogliere le Camere prima che la riforma entri in vigore il prossimo 12 gennaio, in termini numerici andando alle urne per il Movimento sarebbe un autentico bagno di sangue.
Meglio allora continuare con il Conte bis, cercando di governare al meglio portando a casa più provvedimenti bandiera possibile, sperando così di risalire la china nelle intenzioni di voto. Delle elezioni anticipate, al contrario, viste le attuali condizioni del Movimento potrebbero sancire l’inizio di un pericoloso declino per i 5 Stelle.
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