Le piazze finanziarie europee e statunitensi sotto la lente, con un occhio ai precedenti del 2000 e del 2007. Ecco la lettura dei bubble indicator da parte degli analisti di Citi.
I mercati finanziari sono in bolla. O forse no. O non ancora. Ciò che è certo è che la volata dell’azionario globale, da circa un anno e mezzo a questa parte, è sotto gli occhi di tutti, così come lo sono i principali responsabili della corsa a perdifiato dei listini. E cioè, Governi e banche centrali, che tra maxi-stimoli e Qe perenne hanno risollevato le piazze finanziarie dopo il sell-off dello scorso anno.
Che i mercati siano su di giri, che si stiano surriscaldando, appare però piuttosto chiaro dalla lettura dei record inanellati dai principali indici USA, con l’S&P500, il Dow Jones e il Nasdaq sui massimi storici, dal rally delle Borse europee, dove anche il Ftse Mib di Piazza Affari viaggia stabilmente sopra i 25.000 punti, e anche da quello sprint delle materie prime che sa tanto di superciclo.
Ma che si tratti già di una bolla, e cioè di una profonda scollatura tra i prezzi e i fondamentali sottostanti, è ancora una congettura. Forse è in corso, forse arriverà, forse nessuna delle due. Ed è proprio da questo rebus, apparentemente irrisolvibile, che gli analisti della multinazionale statunitense Citi hanno mosso i primi passi per indagare nelle pieghe dell’azionario globale. Con l’aiuto, ben inteso, di alcuni dei più affidabili indicatori, o meglio, dei cosiddetti bubble indicator.
I mercati sono in bolla? Citi rispolvera gli indicatori e dà la risposta
In tutto, diciotto indicatori, che segnano rosso quando il rischio bolla è elevato, giallo quando è medio, verde quando è basso. Per dare un riferimento, nel 2000, ovvero al termine di un triennio segnato dalla grande euforia per le dot-com, diciassette indicatori indicavano una bolla, uno solo un rischio medio. Nessuno, un rischio basso. Copione simile nel 2007, e cioè in piena crisi dei subprime, con dodici indicatori che mostravano il bollino rosso, due quello giallo e quattro quello verde.
Ma cosa dicono, questi stessi indicatori, dello stato di salute delle piazze europee e statunitensi nel 2021? A Wall Street, affermano da Citi, un certo grado di ebollizione è stato effettivamente raggiunto, con gli indicatori che rilevano uno scenario particolarmente polarizzato, nove dischi rossi contro nove dischi verdi. Più fredda, invece, l’Europa, dove l’allarme bolla suona comunque da quattro indicatori, contro 5 bollini gialli e nove verdi.
Insomma, su entrambe le sponde (ma più negli Stati Uniti), il mercato è caldo, molto caldo. E sono soprattutto gli indicatori di mercato, come il rapporto prezzo/utili o il rapporto prezzo/utili aggiustato al ciclo economico, ad insinuare il dubbio. Però, come sottolineato dal chief global equity strategist di Citi Robert Buckland, il mercato “nel 2021 può salire ancora”. L’attenzione dovrebbe essere spostata piuttosto al 2022, sottolinea Buckland, un anno “più duro” in cui diversi indicatori potrebbero scollinare sul rosso. Per ora, falso allarme.
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