Alice, l’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale, ha segnalato la situazione di disomogeneità per quello che riguarda la distribuzione delle Stroke Unit, le unità speciali dove viene trattata la malattia. Quali sono, dunque, le regioni più attrezzate in caso di emergenza?
Avere un ictus e riuscire a riportare pochi danni è possibile se ci si trova nel posto giusto.
E’ quanto emerge dal rapporto di Alice (l’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale) che, in occasione del mese della prevenzione dell’ictus, ha reso noti alcuni dati sull’accesso alle terapie nelle diverse regioni italiane.
Ictus, l’importanza di cure tempestive
In caso di ictus la tempestività dell’accesso alle cure può essere decisiva, come spiega Paolo Binelli, Presidente di Alice.
«Essere trasportati in una Stroke Unit (unità speciali dove viene trattata la malattia) è fondamentale: chi viene ricoverato qui ha una degenza dimezzata e una riduzione del 25% della disabilità a un anno. I costi per creare questi reparti sarebbero perciò ripagati in un paio d’anni, considerati i risparmi possibili».
Ma cosa succede all’interno delle Stroke Unit?
«Nelle Stroke Unit il paziente è subito preso in carico da un team multidisciplinare di super esperti di ictus con medici, fisiatri, logopedisti. La riabilitazione può iniziare fin dalle prime ore e questo fa la differenza per un recupero ottimale. L’estrema disomogeneità nell’accesso alle cure prosegue dopo il ricovero acuto: la riabilitazione in strutture residenziali o in ambulatorio è molto frammentata e spesso passano settimane prima che i pazienti siano presi in carico dalla struttura adatta» ha spiegato Francesca Romana Pezzella, neurologa della Stroke Unit dell’ospedale San Camillo-Forlanini di Roma.
Ictus, in Italia come sono distribuite le Stroke Unit?
Alice oltre a sensibilizzare sul tema ha lanciato l’allarme sull’eterogeneità della distribuzione delle Stroke Unit sul territorio italiano.
In Italia per fronteggiare adeguatamente la situazione occorrerebbero circa 350 Stroke Unit, ma al momento ne esistono appena 166 di cui solo 103 si trovano al Nord Italia.
In una città come Napoli non esiste nemmeno una Stroke Unit, mentre nel Lazio ce ne sono 5 tutte concentrate a Roma.
E’ chiaro che una distribuzione irregolare delle unità speciali incide sulla possibilità di cura del paziente: per ogni minuto senza cura muoiono migliaia di neuroni e si perdono 3 giorni di vita in buona salute.
«Il primo passo sarebbe estendere ovunque l’uso del codice ictus, per il momento attivo in Toscana, Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria e parte dell’Emilia Romagna. Si tratta di dare un “bollino” ai casi identificati come possibile ictus, così da far loro percorrere una corsia preferenziale per arrivare prima possibile nel reparto giusto: solo il 5% delle vittime ha necessità di assistenza cardiorespiratoria, uno dei requisiti per avere il “codice rosso” che innesca la precedenza dei soccorsi, così dove non è attivo un codice ictus si perde molto tempo prezioso e i pazienti finiscono nel pronto soccorso più vicino, non sempre attrezzato per gestire al meglio la malattia» ha osservato a riguardo Domenico Inzitari, responsabile della Stroke Unit all’ospedale Careggi di Firenze.
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