I numeri del piano di crescita economica e sociale di Salesforce. Ce ne parla il country leader italiano, Mauro Solimene: preparatevi alla rivoluzione Slack
Un indotto da quasi 31 miliardi di euro per 93 mila posti di lavoro in cinque anni: è questo il peso economico e sociale che gli analisti (per la precisione IDC, con dati da uno studio condotto a metà dello scorso anno) stimano possa generare Salesforce in Italia da qui al 2026.
Numeri consistenti, in grado di catalizzare l’attenzione, ovviamente da verificare in corso d’opera, ma che trovano immediata consonanza in quelli di fatturato della società americana fondata dal genio visionario Marc Benioff nel 1999 e che è diventata il punto di riferimento al mondo per il Customer Relationship management: i dati la collocano al vertice del settore CRM con una quota di mercato del 23,9%, seguita da Oracle con il 5,5% Microsoft e Sap con il 5% e Adobe con il 3,9% (Worldwide Semiannual Software Tracker di Idc, dell’ottobre 2021).
Dopo un kick off (così viene detto in America l’evento aziendale con cui si pongono le basi di azione per l’anno), che ai primi di febbraio ha portato a New York 5mila persone da tutto il mondo, inserendole in una bolla virtuale anti pandemica (in stile Olimpiadi, per intenderci) gestita direttamente con la propria tecnologia SafetyCloud, Salesforce ha chiuso l’anno fiscale 2022 fatturando 26,49 miliardi di dollari, con una crescita del 25% rispetto ai 21,25 miliardi di dollari del fiscal year 2021.
Il fatturato italiano non viene reso noto: la corporation, per policy, non esprime dati disaggregati. Ma viene fatto sapere che la filiale italiana è la prima per crescita nell’area di mercato Semea (ossia South Europe Middle East and Africa), che ha fatto crescere i dipendenti del 49% e del 30% le certificazioni (ossia l’ecosistema tecnologico).
Il modello sociale di Salesforce
Nata come tutte le startup di successo che si rispettino in un appartamento preso in affitto, al 1449 di Montgomery Street, San Francisco (l’epica del garage è impressa nel DNA imprenditoriale di ogni statunitense), Salesforce propone sin da subito un modello che coniuga la necessità di fare nuovo business, ossia connettere aziende e clienti, con la tecnologia cloud al contempo inserendosi attivamente nella società, e non standone fuori o, peggio, al di sopra: da subito partono le iniziative filantropiche e di inclusione che arrivano ai nostri giorni e si traducono in numeri consistenti.
Nel mondo quest’anno valgono 500 milioni di dollari di donazioni, 6,5 milioni di ore di volontariato del personale Salesforce, 54mila no profit raggiunte, un valore di 400 milioni di tecnologia data in utilizzo
In Italia (dove Salesforce ha circa 550 persone) consistono in 7.032 ore di volontariato, 12 progetti pro bono erogati, supporto diretto ad associazioni: su tutte, Pane quotidiano, Banco alimentare, Arché, Specialisterne, Terre de hommes.
Sostenibilità e inclusività nei fatti
“Fare queste cose fa bene in tutti i sensi, se un’azienda cresce di circa il 30% e se attorno a lei cresce anche la società” è il commento di Mauro Solimene, country leader di Salesforce in Italia.
“I nostri valori, la costellazione a cui guardiamo quotidianamente sono scritti nero su bianco dall’inizio della storia di Salesforce: fiducia, successo dei clienti, innovazione, uguaglianza, sostenibilità. Sono valori condivisi globalmente. E se pensiamo a quanto abbiamo passato negli ultimi due anni, il tema della sostenibilità è uscito prepotentemente. Quindi ci chiediamo cosa possiamo fare di pratico. Siamo una multinazionale americana, e in ogni paese cerchiamo di essere presenti con rilevanza, con impatto locale”.
Il modello che Salesforce applica per mettere in campo questi principi viene definito one- one-one: “destiniamo l’1% delle nostre risorse, ossia equity, tecnologia e tempo delle persone”.
La Digital Talent Factory in Italia
Da tre anni Salesforce sta facendo crescere un ecosistema di formazione al digitale con il progetto Digital Talent Factory. Cosa sia lo spiega in modo eloquente sempre Mauro Solimene: “un sistema di ricerca di abilità e competenze provenienti da ogni luogo, senza differenze di genere, meno che mai di religione: vogliamo mettere a fattor comune tutti i talenti in Italia creando valore”.
La rilevanza socio economica di questo intento va messa in relazione a quei 93mila posti di lavoro complessivi dell’ecosistema allargato che gravita attorno a Salesforce: di questi 36mila saranno progettisti digitali, persone a cui viene affidato il compito di trasformare la tecnologia in valore. E ne mancano ancora tanti. “Siamo appena a 4.000”, ha confessato Solimene a Money.it.
Un sistema che produce valore: “creiamo relazioni basate sulla fiducia partendo dalla tecnologia. Siamo un pezzo di un ecosistema più ampio, fatto da scuole, università, terze parti, clienti, utenti, rivenditori, associazioni, costituiscono un esercito di entità che condividono la relazione di fiducia. Questo sistema farà avanzare il Paese”.
Inclusività al lavoro
La Digital Talent Factory, ha spiegato ancora Solimene, è un progetto di progetti ed è in atto un programma di sensibilizzazione. “Il nostro mantra è success from anywhere, ossia il programma deve essere per giovani e meno giovani".
Lo scorso anno ha prodotto 3.800 ore di training, 1.054 studenti e 570 ore di volontariato di formatori Salesforce. Si punta, quindi, a valorizzare diverse abilità, orientamenti, senza vincoli di ubicazione. “Questo è il nostro contributo alla società italiana. I tre più grandi system integrator basati in Italia, competitor fra loro, spontaneamente ci hanno chiamati per unire le forze e creare un’accademia per formare talenti in senso inclusivo”.
Soffermarsi su quanto valgono economicamente le ore di volontariato del personale, o il lavoro delle persone dedicate stabilmente alla formazione (due), quello di chi segue i progetti e la tecnologia messa a disposizione, sarebbe forse miope.
Essere inclusivi in campo digitale è una leva: non conta tanto quanto costa, ma ciò che riesce a produrre nella comunità e nell’indotto, ha detto Solimene a Money.it.
Il fattore Slack all’orizzonte
Sul piano tecnologico Salesforce sta affermando una visione fondata su una piattaforma stratificata.
Alla base c’è Hyperforce come infrastruttura di cloud computing. Entro la fine dell’anno ci sarà anche una cloud region in Italia, sostanzialmente un data center, dei 16 che la società avrà nel mondo, interamente basato su energia rinnovabile, e con il contestuale mantenimento delle operazioni tecniche e di supporto in UE i dati non usciranno più dai confini europei.
Sopra c’è Einstein, lo strato di intelligenza artificiale (che macina decine di miliardi di previsioni al giorno), poi la piattaforma Customer 360 (per vendite, marketing, ecommerce, analytics, integrazione), e sopra ancora si posiziona Slack, sistema di relazioni cloud che serve a connettere clienti e dipendenti e che è stato acquisito l’anno scorso (luglio) con un’operazione da 27,7 miliardi di dollari.
Come ha spiegato alla stampa la solution engineering di Salesforce, Daphne De Backer, Slack non solo diventa un hub che collega tutti i dipartimenti, tanto che viene definito un digital headquarter, ma implementa l’uguaglianza: rispetta i dipendenti e i loro tempi di lavoro.
Quanto Slack sia importante per il futuro, non solo di Salesforce, lo spiega sempre Mauro Solimene: “se voglio capire cosa è Slack guardo i miei figli. Non usano più le app, le ritengono limitative, ma utilizzano sistemi sociali. Slack dà la dimensione social al CRM”.
Il potenziale di Slack, ha confessato a Money.it Solimene, è enorme e ancora inespresso: il business parte adesso e non pare avere limiti.
Il CRM tradizionale peraltro funziona bene, stando al numero due di Salesforce, Mauro D’Addazio, responsabile del customer success group della società: “la customer satisfaction di Salesforce vale 4,9 su 5 di valutazione della soddisfazione del cliente, basata su una survey condotta annualmente, facciamo il 94% di rinnovi e abbiamo il 28% clienti in più rispetto all’anno scorso".
Salesforce ha 2500 clienti in Italia: citiamo, nel settore Telco media e utility, Italgas, Sky, Iren, Inter, Enel; nel retail e fashion, Safilo, Carrefour, Etro, Iperceramica; nel manufacturing Lamborghini, Antares Vision, Rold, Fontana Gruppo; nel finance BancoBPM, Sara Assicurazioni, Bper Banca, Banca Progetto.
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