Imprese in Italia: tutti i dati Istat sull’impatto Covid

Violetta Silvestri

07/04/2021

Le imprese e la competitività in Italia sotto la lente con i dati Istat: quale impatto ha avuto la pandemia? Tutti i rischi per il sistema aziende nel nostro Paese.

Imprese in Italia: tutti i dati Istat sull’impatto Covid

Lo stato di salute delle imprese in Italia lo ha sintetizzato l’Istat nel suo report sulla competitività.

Quale impatto ha avuto il Covid sul sistema produttivo del Paese e, in particolare, su fatturato e capacità di resilienza delle aziende?

L’allarme economico c’è, con la rete di micro-imprese pronta a esplodere in carenza di liquidità: la fotografia Istat su epidemia e attività produttiva in Italia.

Imprese Italia: i numeri Istat sulla crisi Covid

Nel rapporto Istat sulla competitività di sistemi produttivi nazionali emergono innanzitutto i segni del disastro Covid.

Dai lockdown prolungati alle misure restrittive ancora in atto, a un anno dallo scoppio della pandemia, le piccole e medie imprese faticano a riprendersi. E molte rischiano ancora di non farcela.

Nello specifico, il documento sottolinea che “il 45% delle imprese con almeno 3 addetti (rappresentative del 20,6% dell’occupazione e del 6,9% del valore aggiunto complessivi) è a “rischio strutturale”

Solamente l’11% si dichiara in situazione solida, una fetta non trascurabile, che rappresenta il 46,3% dell’occupazione e il 68,8% del valore aggiunto totali.

La fragilità è evidente soprattutto nel comparto servizi. Qui le aziende sono in forte sofferenza, con almeno il 50% che avverte rischi nella tenuta della struttura. I settori maggiormente in bilico sono:

ristorazione (95,5%), servizi per edifici e paesaggio (90%), altre attività di servizi alla persona (92,1%), assistenza sociale non residenziale (85,6%), attività sportive e di intrattenimento (85,5%).

Anche l’industria, specialmente a basso contenuto tecnologico, sente la minaccia della chiusura, come le aziende del legno (79,7%), di costruzioni specializzate (79,7%), alimentari (78,5%), abbigliamento (73,2%).

L’Istat evidenzia che sono le imprese piccole e piccolissime - quota rilevante della nostra economia - a risentire maggiormente della scossa Covid. Il quadro è così descritto dal report:

A fine 2020 si sentivano a rischio:

  • il 33% delle microimprese (3-9 addetti);
  • il 26,6% delle piccole imprese (10-49 addetti);
  • il 15,1% delle medie imprese (50-249 addetti);
  • il 10,7% delle grandi (250+ addetti)

La chiusura è avvertita come possibilità concreta soprattutto da agenzie di viaggio (oltre 73%), società artistiche e di intrattenimento (oltre 60%), imprese per assistenza sociale non residenziale (circa 60%), traporto aereo (59%), ristorazione (55%), aziende di abbigliamento (oltre 50%), pelli (44%), tessile (35%).

Tra i maggiori fattori di preoccupazione per le imprese che avvertono la crisi c’è il brusco calo della domanda interna, legata ai consumi. Poi, anche il ribasso delle richieste estere e, ovviamente, la paura della mancanza di liquidità.

Crollo del fatturato in tutti i settori in Italia

Il fatturato è stato colpito in tutti i principali settori secondo il rapporto Istat.

La crisi Covid, infatti, ha colpito in modo deciso i prodotti della raffinazione (-34,7%), le filiere del tessile-abbigliamento-pelli (tra il -15 e il -30%) e i comparti di metallurgia, prodotti in metallo, stampa, macchinari e autoveicoli, “con contrazioni superiori al 10% dovute
soprattutto (ad eccezione della metallurgia) al ridursi della domanda estera”
.

Flessione senza precedenti c’è stata nelle entrate del terziario, crollato del 12,1%. Nel 2020 l’indice in valore del fatturato della manifattura è diminuito dell’11,1% rispetto al 2019.

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