Nel corso dei prossimi anni potrebbe moltiplicarsi il numero delle tempeste solari “cannibali”. Ecco di cosa si tratta e quali sono i possibili rischi per il nostro Pianeta.
Nell’ultimo periodo è cresciuta l’apprensione nei confronti di quelle che vengono definite come tempeste solari “cannibali” e dei relativi problemi che potrebbero causare al nostro Pianeta, dando vita a delle potenti tempeste geomagnetiche.
Si tratta infatti di fenomeni in grado di disturbare le comunicazioni radio e di causare dei blackout anche di lunga durata. Ma di cosa si tratta davvero e questo pericolo è reale? Ecco quali sono le previsioni degli esperti.
In arrivo tempeste solari “cannibali”: cosa sono
Stando alle dichiarazioni degli esperti nei prossimi quattro anni si avrà un’intensificazione delle tempeste solari “cannibali”, ossia delle espulsioni di massa coronale veloci che spazzano quelle più lente di fronte a loro. Il Sole si sta infatti avvinando a quello che gli esperti chiamano massimo solare, ossia la fase più attiva del suo ciclo, che ha una durata di circa 11 anni.
In questa fase, il campo magnetico della nostra stelle è al suo massimo, provocando quindi delle tempeste sempre più intense. Anche secondo la NASA l’attività solare andrà ad aumentare gradualmente fino all’estate del 2025. La conferma arriva anche dall’aumento della frequenza delle tempeste geomagnetiche registrate nell’ultimo periodo. Dal 2025 in poi l’attività del Sole dovrebbe tornare a diminuire ancora, andando verso quello che è definito come minimo solare.
Quali sono i possibili rischi per la Terra
Come ormai è risaputo, le tempeste solari hanno delle conseguenze anche per il nostro Pianeta, soprattutto se si susseguono a questo ritmo. Come anticipato in precedenza questi eventi sono in grado di creare problemi alle comunicazioni e possono addirittura causare dei lunghi blackout.
Una delle tempeste solari più intense risale al 1859. All’epoca, questo evento, fu in grado di bloccare tutte le linee telegrafiche in tutta la provincia canadese del Québec e provocò una serie di disagi negli Stati Uniti. Il blackout, rimasto alla storia come “l’evento di Carrington-Hodgson”, ebbe una durata complessiva di circa 12 ore.
Se un evento del genere dovesse ripetersi oggi, la NASA stima che potrebbe lasciare al buio circa 130 milioni di persone negli Stati Uniti. Fortunatamente, ad oggi, gli scienziati monitorano costantemente l’attività solare e dunque vi è qualche possibilità che fenomeni del genere possano essere previsti in anticipo, anche se non vi è la certezza assoluta, come spiega Bill Murtagh, coordinator della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA): “Abbiamo una certa abilità nella previsione del ciclo solare, ma non siamo ancora bravi a farlo, quindi potrebbe facilmente diventare più forte. Ci sono molte incognite nel settore della meteorologia spaziale”.
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