Indennità di malattia nel contratto a termine: come funziona?

Fiammetta Rubini

14 Marzo 2016 - 15:30

Un lavoratore con contratto a termine ha diritto all’indennità di malattia? Vediamo quali sono le tutele in merito e come si calcola il trattamento di indennità nel caso di lavoro a tempo determinato.

Indennità di malattia nel contratto a termine: come funziona?

Il contratto a tempo determinato prevede l’indennità di malattia. Come funziona? Chi paga? Ecco come si calcola il trattamento economico per il lavoratore a termine che deve assentarsi dal lavoro per motivi di salute.

Il contratto a tempo determinato, o a termine, prevede una data stabilita in cui termina il rapporto tra lavoratore e datore di lavoro. Il contratto stipulato ha, quindi, come caratteristica peculiare, una data di scadenza.

Tuttavia, il lavoratore assunto con un contratto a termine ha gli stessi diritti dei lavoratori assunti a tempo indeterminato: oltre alla retribuzione, ci sono anche il diritto alle ferie, l’infortunio e la maternità.

Cosa succede in caso di malattia? Anche il dipendente con contratto a termine è tutelato nel caso in cui gli venga riconosciuta l’incapacità lavorativa. Il lavoratore ha, quindi, diritto a conservare il suo posto di lavoro e a essere retribuito.

A differenza del contratto a tempo indeterminato, però, il trattamento economico è proporzionato al tempo in cui il dipendente ha lavorato e, una volta scaduto il termine del contratto, non gli sarà corrisposta nessuna indennità di malattia. Al termine del rapporto di lavoro, dunque, terminerà anche l’indennità di malattia.

Vediamo nel dettaglio come funziona l’indennità di malattia nel contratto a tempo determinato, quali sono le tutele per il lavoratore e quali gli obblighi per la visita fiscale.

Contratto a termine e indennità di malattia: come si calcola il trattamento

La retribuzione del lavoratore a termine in caso di malattia viene così determinata:

  • 100% della normale retribuzione giornaliera netta per i primi 3 giorni di malattia (spetta di norma al datore di lavoro);
  • 75% della normale retribuzione netta dal 4° al 20° giorno;
  • 100% dal 21° giorno in poi della retribuzione giornaliera netta cui il lavoratore avrebbe avuto diritto in caso di normale svolgimento del lavoro.

Il calcolo del periodo va effettuato ad ogni malattia che causa l’assenza da lavoro e deve essere effettuato alla data iniziale della malattia andando poi a calcolare il periodo di lavoro nei 12 mesi precedenti.

Per essere più precisi, i trattamenti previdenziali, come l’indennità di malattia dell’Inps appunto, sono corrisposti per un periodo non superiore a quello dell’attività lavorativa prestata nei 12 mesi precedenti la malattia che ha causato l’assenza dal lavoro, e non inferiore a 30 giorni nel caso in cui nei 12 mesi precedenti il lavoratore abbia lavorato per meno di un mese.

Si possono indennizzare al massimo 180 giorni, e il periodo di trattamento non può superare la durata residua del contratto.

Infatti il datore di lavoro non può anticipare l’indennità di malattia per conto dell’Inps per un numero di giorni superiori alle giornate lavorative effettuate dal suo dipendente a tempo determinato. Per cui le giornate oltre tale numero sono indennizzate direttamente dall’Inps.

Contratto a termine e indennità di malattia: i doveri del lavoratore

Il lavoratore a termine, per poter ottenere il diritto al trattamento di malattia, dovrà rispettare alcuni obblighi. Dovrà avvertire in anticipo il capo circa la sua assenza dal lavoro, recarsi dal medico curante o presso un medico convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale entro il giorno dopo al riscontro della malattia, e assicurarsi che il medico invii il certificato telematico all’INPS.

Il lavoratore dovrà inoltre richiedere il protocollo telematico del certificato e trasmettere il numero di protocollo al datore di lavoro se previsto dagli accordi, e, infine, essere a disposizione del medico dell’Inps per la visita fiscale.

La visita fiscale vale, dunque, anche per chi lavora a tempo determinato. Le fasce orarie in cui si dovrà risultare a disposizione del medico dell’Inps sono:

  • 10-12 e 17-19 nel caso di dipendenti di un’azienda privata
  • 9-13 e 15-18 per i dipendenti pubblici

La visita fiscale è esclusa al momento della scadenza del contratto, quando il lavoratore non gode più del diritto dell’indennità di malattia. Inoltre, la visita fiscale risulta esclusa anche in caso di infortunio sul lavoro, gravidanza a rischio, invalidità per causa di servizio, ricovero in ospedale e patologia correlata al grado di invalidità posseduto.

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