Gli scienziati di Wuhan avevano pianificato di rilasciare particelle di coronavirus potenziato nelle caverne in cui vivono i pipistrelli 18 mesi prima dello scoppio della pandemia.
Rilasciare delle particelle di coronavirus potenziate nelle caverne dove vivevano i pipistrelli per inocularle contro le malattie che avrebbero potuto fare il salto di specie finendo per contagiare anche l’essere umano.
Era questo il piano degli scienziati di Wuhan e degli Stati Uniti studiato 18 mesi prima dello scoppio della pandemia. Il progetto prevedeva di rilasciare delle nanoparticelle contenenti “nuove proteine chimeriche” di coronavirus, in grado di penetrare nella pelle, all’interno delle caverne dello Yunnan. L’indiscrezione arriva da dei nuovi documenti, rilasciati da Drastic, un team di investigazione composto da scienziati di tutto il mondo che stanno indagando sulle origini del Covid-19, riportati dal Telegraph, un noto quotidiano del Regno Unito.
Infettare i pipistrelli con virus potenziati: il piano degli scienziati di Wuhan
L’origine del coronavirus continua a rimanere un mistero e da mesi scienziati ed esperti continuano a lavorare per cercare di capire da dove sia nato il virus che ha messo in ginocchio il mondo intero. Una nuova pista adesso arriva da un piano, elaborato da un gruppo di scienziati di Wuhan, con cui si aveva anche intenzione di creare dei virus chimerici, in grado di infettare più facilmente gli uomini, chiedendo alla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) un finanziamento di 14 milioni di dollari.
Nel momento in cui il virus responsabile del Covid venne sequenziato gli scienziati rimasero perplessi su come un virus avesse potuto adattarsi in un modo così specifico all’essere umano, divenendo così infettivo. Nel progetto era previsto anche di mescolare ceppi di coronavirus ad alto rischio con altre varietà più infettive ma meno pericolose.
La proposta era arrivata dallo zoologo britannico Peter Daszak di EcoHealth Alliance, l’organizzazione con sede negli Stati Uniti, che ha lavorato a stretto contatto con l’Istituto di virologia di Wuhan (WIV) nella ricerca dei coronavirus dei pipistrelli. Il progetto tuttavia non venne mai finanziato dato che “avrebbe potuto mettere a rischio le comunità locali”, aveva precisato la DARPA, secondo la quale il team di ricerca non aveva considerato a dovere i reali pericoli del potenziamento del virus.
Secondo Angus Dalgleish, professore di oncologia alla St Georges, Università di Londra, l’Istituto di virologia di Wuhan (WIV) aveva svolto un lavoro di “guadagno” per diversi anni prima dello scoppio della pandemia, precisando che avrebbe potuto andare avanti anche senza ricevere le sovvenzioni: “Questo è chiaramente un guadagno, l’ingresso dei nuovi virus avrebbe migliorato l’infettibilità delle cellule umane in più di una linea cellulare”.
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