Il business della carne sintetica sembra avere ottime prospettive. Perché è il momento per investire?
Una nuova frontiera nella produzione agroalimentare è all’orizzonte. La c.d. carne sintetica potrà diventare un mercato di primo piano per il mondo intero. Complice anche la scarsa reperibilità delle risorse in un mondo dove l’aumento demografico è in continua crescita.
Non essendo convinti che l’ipotesi Malthusiana sia la verità assoluta, nel sistema moderno caratterizzato dal consumismo e dall’economia capitalistica la carne sintetica sembra poter ovviare alle penurie alimentari che affronteremo di qui a breve.
Gli investimenti crescono
Il mondo della carne sintetica vede arrivare sempre più spesso ingenti investimenti. Stando alle stime degli analisti di McKinsey, la stessa compagnia di consulenza che ha supportato il governo italiano nella stesura del Pnrr, sono arrivati circa 350 milioni di dollari durante l’anno della pandemia da grandi player come Tyson e Nutreco, aziende internazionali del settore delle proteine animali, e holding finanziarie come Temasek e SoftBank.
Moltissime le start up operative nel settore. Inoltre, si sono verificate dichiarazioni pro carne sintetica da parte del mondo dello spettacolo.
Uno su tutti, Leonardo DiCaprio, attivista per lo sviluppo sostenibile oltre che attore da Oscar, ha di recente investito su Aleph Farms e Mosa Meat, due società - la prima israeliana e la seconda svedese - impegnate nella produzione di carne ricavata da cellule bovine modificate. Le dichiarazioni di DiCaprio:
Uno dei modi più efficaci per combattere la crisi climatica è rimodellare radicalmente il nostro sistema alimentare globale. Mosa Meat ha aperto la strada a un modo più pulito e gentile di produrre vera carne di manzo con il primo hamburger di manzo coltivato al mondo nel 2013. Sono onorato di unirmi a loro come consulente e investitore mentre ora si preparano a portare sul mercato carne bovina coltivata per tutti coloro che bramano il cambiamento.
Di questo parere è anche Bill Gates che ha parlato del futuro della carne coltivata in un’intervista di qualche mese fa.
Gli sviluppi tecnologici
Gli investimenti sembrano aver dato i loro frutti. Tra le tecnologie sperimentate si annoverano varie tecniche per poter dare a bistecche e hamburger sintetici gli stessi odori, sapori e consistenza dei loro corrispettivi naturali.
Inoltre, è cresciute l’utilizzo di proteine vegetali, la coltivazione di proteine animali in laboratorio e, sorprendentemente, anche l’utilizzo della stampa 3d.
La diminuzione dei costi e dei prezzi
I prezzi dei prodotti stanno cambiando in modo significativo e in tempi rapidi: da inaccessibili alla portata di tutti nel giro di qualche anno per via dei costi sempre più bassi.
Nel 2013, il primo hamburger prodotto con carte «coltivata» in laboratorio costava 300mila dollari. Solo tre anni dopo, nel 2016, delle polpette create da Memphis Meat valevano 44mila dollari al kg. Quest’anno, la Future Meat Technologies ha annunciato di aver realizzato un petto di pollo da 160 grammi a soli 4 dollari.
Il mercato del lavoro
Se la ricerca e l’industria va avanti in un settore significa una cosa: nuovi posti di lavoro in quel settore (e magari qualcuno in meno nei settori tradizionali).
Sempre secondo le stime di McKinsey, l’industria della carne sintetica è una filiera in grado di generare moltissima occupazione. Per produrre 500 mila tonnellate di proteine sintetiche occorrono 5 mila dipendenti, un numero non così lontano dalla quantità di lavoratori impiegati nella produzione della carne tradizionale. Inoltre, l’indotto, compresa la ricerca, ne gioverà sempre di più.
L’impatto ambientale
Il versante ambientale non è ancora stato indagato a fondo. Si crede però, visti i dati attuali, che il consumo di CO2, derivante per una buona percentuale dagli allevamenti intensivi, possa diminuire drasticamente se si verificasse un cambio di sistema.
Il problema potrebbe verificarsi perlopiù per la filiera tradizionale e quindi per tutti quei lavoratori impegnati nella produzione della carne animale da allevamento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA