Si torna a parlare del futuro economico d’Italia. Non con il tono di ottimismo che ha dominato i mercati finora. Piuttosto, con il timore di instabilità politica alla luce delle elezioni al Quirinale.
Italia osservata speciale non solo dagli analisti interni: il Belpaese sta tornando sulle scene internazionali in vista di un voto assai complicato per il nuovo presidente della Repubblica.
Dopo aver ricevuto elogi, promozioni e valutazioni ottimistiche da parte di agenzie di rating ed economisti, la nostra nazione è ripiombata nelle consuete analisi poco gratificanti sul pericolo di instabilità politica.
I dubbi sono tutti legati alla figura di Mario Draghi: l’ex governatore della BCE resterà in carica a Palazzo Chigi o verrà scelto per il Quirinale?
Senza la sua mediazione e la sua levatura economica necessarie per tenere unito un Governo eterogeneo e avanzare nelle riforme, l’Italia è vista traballante. E questo potrebbe innervosire gli investitori.
L’Italia non è più la sorpresa economica? I dubbi sulla ripresa
La prospettiva che Mario Draghi si dimetta da primo ministro italiano per assumere la presidenza della Repubblica minaccia di far precipitare il Paese nell’instabilità politica.
Il tempismo sarebbe perfetto per indebolire la nazione, visto che il Governo è nel pieno delle ambiziose riforme strutturali e della realizzazione del piano di ripresa sostenuto da quasi 200 miliardi di euro di fondi UE.
Oltre che affrontare la pandemia, nei 10 mesi come presidente del Consiglio l’ex governatore BCE ha dettagliato una serie di riforme strutturali da finanziare con sovvenzioni e prestiti dell’UE per la ripresa dalla pandemia (il PNRR già strutturato dal precedente esecutivo Conte) che vanno dal potenziamento delle reti digitali e all’aumento dell’efficienza energetica, all’aumento del numero di strutture per l’infanzia e all’accelerazione dei casi giudiziari.
Tuttavia molto resta da fare e il 2022 è ricco di ambiziosi target. Le misure più controverse, comprese le tanto attese riforme fiscali, del mercato del lavoro e delle pensioni, devono ancora essere varate. Nel frattempo, sono stati delineati gli investimenti nell’ambito del fondo per il recupero dell’UE di nuova generazione e pubblicati alcuni bandi, ma gli analisti avvertono che la fase più complicata, l’attuazione, deve ancora arrivare.
Per questo l’ormai imminente elezione del Presidente della Repubblica sta agitando gli animi non solo nazionali. Anche in Europa e negli ambienti economici e finanziari internazionali l’interesse verso il Belpaese cresce.
Guidogiorgio Bodrato, economista presso la Berenberg Bank di Londra riassume le incertezze tornate forti sull’Italia in questa domanda:
“C’è la percezione che Draghi sia una chiave di volta della stabilità del Governo e dell’esborso dei fondi dell’UE Recovery Fund. Se Draghi assumesse un ruolo più cerimoniale, il suo successore avrebbe il potere di tenere insieme l’eterogeneo gruppo di partiti politici italiani?”
David Powell, di Bloomberg Economics ha commentato che la partenza di Draghi dall’ufficio del primo ministro potrebbe creare più pressione di quella che può sopportare la ripresa dell’Italia o della più ampia area dell’euro. La mossa potrebbe innescare un periodo prolungato di incertezza politica e innervosire ulteriormente gli investitori.
Sullo sfondo, inoltre, c’è la BCE pronta a chiudere il programma di acquisto di obbligazioni pandemiche istituito nel marzo 2020 per tenere sotto controllo i rendimenti obbligazionari. L’Italia è stata una delle maggiori beneficiarie, che ne sarà del suo debito senza il supporto da Francoforte?
I dubbi di Goldman Sachs sull’Italia
Tra le analisi sulle prossime tappe politiche dell’Italia c’è anche quella di Goldman Sachs.
“L’elezione di Draghi al Colle rafforzerebbe il legame dell’Italia e delle sue politiche all’Europa, ma al contempo alimenterebbe l’incertezza sul nuovo esecutivo e la sua efficacia politica”, così si è espressa a Milano Finanza la banca USA.
In gioco c’è soprattutto la realizzazione del Recovery Fund, vitale non solo per la ripresa duratura e credibile dell’Italia, ma anche per l’affermazione di un suo ruolo in Europa in vista della riforma del Patto di Stabilità.
Per Goldman Sachs, quindi, “con la presidenza della Repubblica a Draghi, le elezioni anticipate con partiti incapaci di trovare un compromesso sul nuovo governo, minaccerebbe la continuità politica indebolendo l’impegno italiano sul fronte del Recovery.”
La condizione ideale sarebbe quella di mantenere l’ex governatore BCE a Palazzo Chigi fino al 2023, considerando che già in queste condizioni l’attività dell’esecutivo per il 2022 si preannuncia assai complessa.
L’eterogeneità dei partiti al Governo sta diventando più ingestibile, anche per Draghi.
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