La Cina passa al contrattacco, approvata legge contro le sanzioni straniere

Pierandrea Ferrari

10/06/2021

Pechino ha approvato la Anti-Foreign Sanctions Law con l’obiettivo di allentare la pressione di Stati Uniti ed Unione europea sul commercio e la tecnologia cinese e sulle aree calde di Hong Kong e dello Xinjiang.

La Cina passa al contrattacco, approvata legge contro le sanzioni straniere

La Cina va al contrattacco. Oggi, come annunciato dalla televisione nazionale CCTV, Pechino ha approvato la Anti-Foreign Sanctions Law, ovvero un pacchetto di misure teso ad allentare la pressione degli Stati Uniti e dell’Unione europea sul commercio e sulla tecnologia del Dragone, oltre che sulle aree calde di Hong Kong e dello Xinjiang.

Il semaforo verde segue di ventiquattro ore il passaggio al Senato USA del piano anti-Cina da quasi 250 miliardi di dollari, che oltre a rafforzare la competitività degli Stati Uniti in aree industriali strategiche prepara anche la strada a nuove sanzioni.

Cina, approvata legge anti-sanzioni straniere

Al momento, i dettagli della legge non sono stati resi ancora noti. Tuttavia, è chiaro che l’intento della Cina è di creare un supporto legale per bloccare le sanzioni straniere e difendere individui e società dai potenziali effetti di quest’ultime. Inoltre, grazie a questo nuovo fondamento legale, la Cina potrebbe decidere di rispondere colpo su colpo alle misure «unilaterali e discriminatorie» di Washington e Bruxelles.

Del resto, il piano anti-Cina approvato ieri dal Senato Usa - in una pressoché inedita votazione bipartisan, 68 a 32 - è solo l’ultima di una serie di misure che le amministrazioni Trump e Biden hanno adottato negli ultimi anni. Tra questi le sanzioni contro il colosso del tech Huawei e delle Tlc ZTE, e contro alti ufficiali cinesi per le repressioni dei manifestanti ad Hong Kong e della minoranza degli Uiguri nella regione dello Xinjiang.

Anche la Cina, a ben vedere, aveva messo a punto delle contromosse, ma come sottolineato da Tian Feilong, docente di Diritto dell’Università di Pechino, si trattava di «misure frammentate e senza una sufficiente base legale. Ora questa base legale c’è ed offre alla Cina la stessa posizione delle potenze occidentali nel prendere le dovute contromisure».

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