Biden svela al mondo tutte le prossime mosse di Putin per ricattarlo e scoraggiare l’invasione ucraina, ma è presto per cantare vittoria.
Tra Washington e Mosca la tensione non si placa, nemmeno l’attesissima telefonata tra i due leader allontana realmente la prospettiva di un conflitto armato in Ucraina.
Anzi, quella tra Joe Biden e Vladimir Putin, è stata la discussione più controversa degli ultimi tempi visto che i capi di stato di queste superpotenze hanno apertamente discusso la disposizione di strategie militari segrete. Per la precisione il presidente statunitense ha voluto mettere in chiaro le cose e, cercando di dissuadere il suo omologo russo dal perpetrare un’invasione in territorio ucraino, ha parlato apertamente dei piani d’attacco del Cremlino che la Cia ha ricostruito tramite intercettazioni telefoniche di alcuni funzionari russi.
In quella che molti analisti hanno definito una della più grandi diffusioni di informazioni riservate dai tempi della crisi dei missili a Cuba, Biden ha un solo obiettivo: sventare il conflitto armato.
Chiudere una partita di tali dimensioni a tavolino però non è così facile, ecco perché.
Biden svela le strategie russe: rivelati i piani di Putin
L’amministrazione Biden ha dettagliato i movimenti delle forze armate russe al confine con l’Ucraina per concedere a Vladimir Putin la possibilità di valutare i costi politici, economici e umani di un’invasione.
Nelle carte strategiche però tutto questo era già stato ampiamente ignorato. Il piano di Mosca infatti era quello di creare un falso video di atrocità come pretesto per un’invasione. Lo hanno rivelato intercettazioni di conversazioni avvenute tra gli alti comandi russi che, discutendo i dettagli del piano, parlavano di un incidente da usare per giustificare l’azione militare.
Il primo passo sarebbe stata infatti un’operazione false flag da condurre martedì con un finto attacco contro i filo-russi nel Donbass. Questa versione è sostenuta anche da prove fattuali: nella regione separatista è avvenuto un concentramento di mezzi corazzati mai visto dall’occupazione dell’Ucraina nel 2014.
Dopo questo primo atto, l’attacco sarebbe quindi dovuto partire da Nord sfruttando le esercitazioni in corso in Bielorussia, con due scenari prevalenti e una terza via piuttosto rischiosa e remota:
- Piano «terra bruciata»: dimostrazione di forza militare condotta in formato ibrido seguita dall’immediato ritiro delle truppe entro i confini russi;
- Marcia su Kiev per insediare un governo fantoccio;
- Incidente nei cieli della Lituania: una violazione dello spazio aereo a cui la Nato sarebbe obbligata a rispondere militarmente con conseguenze catastrofiche - una vera guerra mondiale.
Ovviamente Mosca non racconta la stessa storia e la sua versione dipinge soltanto l’ «isteria degli Stati Uniti sull’Ucraina» che avrebbe «raggiunto il suo culmine», almeno questo è ciò che emerge dalle parole pronunciate dal consigliere per la politica estera del Cremlino, Yury Ushakov.
La Russia, almeno formalmente, preferisce quindi «continuare» il dialogo.
Che interessi ha Biden?
62 minuti di telefonata non hanno cambiato lo scenario in Ucraina, ma il nostro sguardo sulla vicenda forse sì.
Essendo l’intervento militare diretto impossibile, in quanto esplicita violazione dei trattati internazionali, Biden promette altri tipi di conseguenze.
Ad essere sotto attacco infatti è proprio la sua sfera d’influenza. Pur non essendo parte della NATO, l’Ucraina era uno degli stati candidati all’ingresso nell’organizzazione e, soprattutto, le richieste avanzate da Putin per depotenziare la linea di fuoco tracciata nel paese, minacciano la stessa stabilità degli assetti attuali.
Leggendo tra le righe, le mire presidenziali sono quindi presto dette. La modalità di intervento americana è stata brillantemente riassunta nelle pagine del New York Times :
«L’amministrazione sta mettendo in guardia il mondo su una minaccia urgente, non sta perorando la causa di una guerra ma sta invece cercando di evitarla».
Con spirito «nobile» Biden e i suoi starebbe solo cercando di rendere più difficile per Putin giustificare un’invasione; svelando preventivamente le bugie create ad arte non si fa altro che mettere a rischio la posizione del leader stesso sul palcoscenico mondiale e, cercando di unire il fronte degli alleati, si definisce una risposta chiara da attuare nel caso in cui muoversi fosse davvero necessario.
Come disinnescare la catastrofe
Per evitare che dalle parole si passi ai fatti quindi l’Occidente ha tentato una delle sue ultime vie d’uscita diplomatiche ed è stato rigettato. A questo punto le ultime carte da calare sarebbero delle sanzioni disegnate ad hoc per mettere «la Russia in ginocchio».
Dalla Casa Bianca fanno sapere che Biden è stato chiaro con Putin:
«Se la Russia dovesse invadere il Paese vicino, gli Stati Uniti e gli alleati risponderanno in modo deciso e imporranno costi severi a Mosca».
Kiev, dal canto suo, sembra stia timidamente considerando alcune concessioni sull’applicazione degli Accordi di Minsk tanto cari a Mosca, ma è bene ricordare che non detto che ciò sia sufficiente per Putin. La Russia infatti ha chiesto la revisione dell’intera architettura della sicurezza in Europa.
Il peso effettivo che la carta calata da Biden avrà o meno si misurerà al confine, proprio in queste prossime ore.
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