Nonostante la relativa stabilità dell’ultimo anno, l’Iraq rischia di essere inghiottito in una escalation provocata dalla guerra a Gaza.
La brutale operazione di Israele a Gaza contro Hamas sta avendo ripercussioni su tutto il mondo mediorientale. Si pensi alle manifestazioni pro-Palestina che si sono registrate in tutti i Paesi a maggioranza islamica dal 7 ottobre in poi, oltre alle tensioni nel Mar Rosso con i ribelli sciiti Houthi sostenuti dall’Iran e agli attacchi di Israele in territorio libanese - contro le milizie di Hezbollah - e in Siria. Un altro fronte caldissimo è quello rappresentato da un Paese che viene da oltre vent’anni di grave instabilità politica, l’Iraq, guidato dall’ottobre 2022 dal governo a maggioranza sciita del primo ministro Mohammed Shia’ Al Sudani, considerato un alleato di Teheran.
Quest’ultimo ha condannato la “brutale aggressione sionista” di Israele contro Hamas a Gaza, insieme ad altre figure di spicco che si sono pronunciate pubblicamente contro Tel Aviv. In una dichiarazione, il grande ayatollah Ali al-Sistani, religioso supremo sciita, ha sottolineato la necessità di porre fine alle sofferenze dei palestinesi e di sostenere i loro diritti. Mentre si registrano manifestazioni a sostegno dei palestinesi, il Paese è già diventato un terreno di scontro di una guerra per procura tra occidente e Iran.
La guerra per procura tra Usa e Iran in Iraq
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