Lavoro: il vero motivo per cui le aziende in Italia non assumono

Teresa Maddonni

13 Novembre 2019 - 14:17

Uno dei problemi del lavoro è che le aziende italiane non assumono per motivi che riguardano i candidati e lo squilibrio nel rapporto tra domanda e offerta.

Lavoro: il vero motivo per cui le aziende in Italia non assumono

Si parla tanto di lavoro, ma la ragione del perché le aziende non assumono sono da ricercare nella preparazione dei lavoratori che va a incidere sulla disoccupazione nel nostro Paese.

A definirlo è uno studio di Randstad Italia e si basa sul parere degli addetti alle risorse umane intervistati per capire quali sono le principali difficoltà che incontrano le aziende nel reclutamento del personale.

Lo studio ha messo chiaramente in evidenza come il problema principale dei lavoratori italiani che faticano a trovare lavoro e che vanno a riempire il limbo della disoccupazione, sia proprio l’essere impreparati, ovvero l’assenza di competenze specifiche, insieme all’invecchiamento della popolazione.

Vediamo i dati che ci fanno capire qual è il vero motivo per cui le aziende italiane non assumono.

Lavoro, perché le aziende italiane non assumono

Tra i fattori che fanno luce sul mondo del lavoro e del perché le aziende non assumono è la scarsa competenza di questi ultimi.

Non solo anche il tasso di anzianità del Paese sembra incidere in maniera considerevole. Lo studio di Randstad si basa sul parere di 1.160 addetti alla selezione del personale.

Il primo ostacolo nell’ottenimento del lavoro è la scarsa competenza e dunque formazione e preparazione dei candidati. Secondo i dati della ricerca infatti i fattori che determinano il mancato incontro tra domanda e offerta nel mercato del lavoro sono:

  • carenze nella preparazione scolastico-universitaria (63,9%);
  • invecchiamento della popolazione (62%);
  • scarsa apertura alle problematiche ambientali (55,3%);
  • l’automazione (54,8%);
  • la digitalizzazione (53,1%);
  • la diversificazione dei rapporti di lavoro (46,9%);
  • l’internazionalizzazione delle imprese (45,8%);
  • i fenomeni migratori (31,4%);
  • globalizzazione dei mercati (34,5%).

Altro elemento è la scarsità di formazione non solo dei tecnici, ma anche delle figure manageriali ad alto livello. Una carenza nelle competenze che parte proprio dalla cattiva formazione scolastica fino a giungere all’invecchiamento della popolazione italiana sempre crescente.

Questi elementi sono da valutare quando si parla di disoccupazione per il nostro Paese. Inoltre bisogna considerare che anche le figure manageriali sono poco adatte a un mercato globalizzato e in continua espansione, dimostrandosi sempre poco propense ad affrontarne il mutamento del mercato del lavoro e questo vale non solo per i manager, ma per diverse categorie professionali.

Infatti le maggiori lacune riguardano la scarsa apertura all’innovazione nel lavoro anche da parte di chi occupa posizioni manageriali e i dati parlano chiaro:

  • scarsa sensibilità per l’organizzazione (24%);
  • stili aziendali inadeguati (22%);
  • L’elemento preminente rimane sempre la scarsa conoscenza e che abbraccia diverse categorie accomunate anche dalla scarsa organizzazione:
  • tecnici (26%)
  • impiegati (29%);
  • scarsa sensibilità per l’organizzazione (27%);
  • problematiche di carattere sociale (20%).

Come migliorare l’accesso al lavoro

Uno dei problemi del mercato del lavoro e del perché le aziende non assumono è da ricercare quindi nella scarsa formazione, competenza e apertura all’innovazione da parte delle diverse categorie professionali. Ma come si può migliorare l’accesso al mondo del lavoro?

Stando alla ricerca in oggetto, per fare in modo di conciliare la domanda con l’offerta del lavoro sarà necessario colmare le lacune in quei campi e a tutti i livelli.

Inoltre bisognerebbe puntare maggiormente sulla formazione scolastica presso gli istituti tecnici, che forniscono competenze per accedere al mercato del lavoro. Sembra infatti che i diplomati presso gli istituti tecnici, a un anno dal conseguimento del titolo, abbiano un tasso di occupazione pari al 90%.

Questo è il sintomo che da lì bisogna partire per migliorare l’accesso al lavoro e aumentare le competenze affinché le aziende possano assumere in base alle proprie richieste ed esigenze.

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