Il lavoro è centrale per ripartire e centrali nel programma di Draghi sono giovani, donne e lavoratori autonomi. Vediamo cosa ha detto il Premier al Senato anche su parità di genere e politiche attive.
Ha parlato di lavoro nel suo discorso al Senato il premier Draghi e pone al centro del programma l’occupazione dei giovani, delle donne, ma anche i lavoratori autonomi.
Da queste categorie, secondo il premier, bisogna ripartire quando si pensa a una strategia per le imprese. Secondo Draghi infatti, a pagare il prezzo più alto della pandemia sono stati proprio giovani, donne e lavoratori autonomi.
Il premier ha parlato anche della necessità di ridurre il gap salariale tra le donne e i loro colleghi maschi e sostenere le medesime con politiche di welfare adeguate.
Draghi, nel discorso al Senato, ha spiegato i diversi punti del suo programma e in questo rientra anche il lavoro e in particolare il rafforzamento delle politiche attive e riforma dei centri per l’impiego.
Lavoro: ripartire da giovani, donne e autonomi
Nel mondo del lavoro sono tre le categorie che hanno più risentito della pandemia che Draghi elenca nel suo discorso al Senato: giovani, donne e lavoratori autonomi.
Ricordiamo che i dati sull’occupazione tristemente lo confermano: solo a dicembre su 101mila posti di lavoro persi 99mila erano occupati da donne.
“Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi. ”
In queste parole si potrebbe trovare un riferimento al blocco dei licenziamenti? Sarebbe una forzatura, ma non è da escludere. Il premier ha continuato:
“La capacità di adattamento del nostro sistema produttivo e interventi senza precedenti hanno permesso di preservare la forza lavoro in un anno drammatico: sono stati 7 milioni i lavoratori che hanno fruito di strumenti di integrazione salariale per un totale di 4 miliardi di ore. Grazie a tali misure, supportate anche dalla Commissione Europea mediante il programma SURE, è stato possibile limitare gli effetti negativi sull’occupazione. A pagare il prezzo più alto sono stati i giovani, le donne e i lavoratori autonomi.”
E ha aggiunto in merito:
“È innanzitutto a loro che bisogna pensare quando approntiamo una strategia di sostegno delle imprese e del lavoro, strategia che dovrà coordinare la sequenza degli interventi sul lavoro, sul credito e sul capitale.”
In merito ai giovani Draghi ha anche parlato delle risorse da investire nella scuola e nella formazione, per le donne ha parlato di parità di genere.
“La mobilitazione di tutte le energie del Paese nel suo rilancio non può prescindere dal coinvolgimento delle donne. Il divario di genere nei tassi di occupazione in Italia rimane tra i più alti di Europa. L’Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo.”
E allora cosa fare per l’occupazione delle donne e per ridurre il gap salariale e di posizione con i colleghi uomini? Draghi una prima risposta al Senato la dà:
“Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge, ma richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi.”
Draghi ritiene fondamentale lavorare sul gap salariale e su un sistema di welfare “che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro.”
Il premier ha sottolineato però anche l’importanza della formazione:
“Intendiamo quindi investire, economicamente ma soprattutto culturalmente, perché sempre più giovani donne scelgano di formarsi negli ambiti su cui intendiamo rilanciare il Paese. Solo in questo modo riusciremo a garantire che le migliori risorse siano coinvolte nello sviluppo del Paese.”
Particolare attenzione, stando alle parole che ha pronunciato al Senato, verrà data all’occupazione, anche e soprattutto femminile, al Sud.
Riformare i centri per l’impiego
Il materia di lavoro Draghi ha anche sottolineato l’importanza di riformare i centri per l’impiego e rivedere le politiche attive del lavoro, cosa che tra le altre cose chiedono anche sindacati e Confindustria.
“Centrali sono le politiche attive del lavoro. Affinché esse siano immediatamente operative è necessario migliorare gli strumenti esistenti, come l’assegno di riallocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati. Vanno anche rafforzate le dotazioni di personale e digitali dei centri per l’impiego in accordo con le Regioni.”
Il Premier sottolinea come questo progetto sia già parte del Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma va anticipato.
Sembra chiaro ormai, come chiedono i sindacati, che la condizione per superare il blocco dei licenziamenti sia la riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive per evitare una carneficina nel mondo del lavoro.
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