Legge Merlin: cosa dice la Consulta e cosa c’entra Berlusconi

Mario D’Angelo

6 Marzo 2019 - 19:30

La Corte Costituzionale ha giudicato non fondate le questioni di legittimità sulla legge Merlin sulla prostituzione. Perché non è una buona notizia per Berlusconi

Legge Merlin: cosa dice la Consulta e cosa c’entra Berlusconi

Nel 1958 la legge Merlin metteva la parola fine al capitolo italiano sulle case di chiuse. Sessant’anni dopo, la Consulta viene chiamata a decidere sulla sua costituzionalità e, in sostanza, se la legge è valida. A sollevare dubbi è stato il tribunale di Bari, nell’ambito del processo sulle cosiddette “cene eleganti” ospitate dall’ex premier e leader di Forza Italia Silvio Berlusconi nella sua residenza di Arcore. Secondo l’accusa, l’imprenditore Gianpaolo Tarantini è reo di reclutamento e favoreggiamento della prostituzione per aver portato alle cene delle escort in cambio di appalti.

Cosa dice la legge Merlin

La legge Merlin venne approvata il 20 Febbraio del 1958, e prende il nome dalla prima firmataria della norma, la senatrice socialista Lina Merlin. Con tale legge, la Repubblica Italiana abolì la precedente regolamentazione della prostituzione. Vennero chiuse le case di tolleranza e furono introdotti i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione.

Non venne, quindi dichiarato illegale l’esercizio della prostituzione da parte di uomini e donne maggiorenni, poiché parte della libertà personale inviolabile, ma soltanto l’illegalità di coloro che sfruttano la prostituzione altrui.

Berlusconi, Tarantini e la legge Merlin

La Corte d’Appello di Bari, nell’ambito del processo a Tarantini (già condannato in primo grado), ha sollevato la questione per cui la legge Merlin possa ritenersi invalidata da diversi articoli della Costituzione, al vertice delle fonti del diritto. Nello specifico, gli articoli sono il 2 (libertà di disporre del proprio corpo) e il 41 (libertà dell’iniziativa economica privata). La tesi dei legali di Tarantini e degli altri imputati è che la legge Merlin è arretrata, “disancorata dalla realtà” poiché non contempla il fenomeno dei e delle “sex workers”.

Secondo gli avvocati, attualmente “si fa di tutta l’erba un fascio”, poiché si considerano uguali “tutte le forme di prostituzione” senza tener conto delle escort. Queste ultime, per la difesa, a differenza delle altre decidono di prostituirsi “per scelta libera e consapevole”.

Il giudizio della Consulta

La Consulta ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità, poiché in definitiva non ritiene la legge Merlin in contrasto con la Costituzione. La Corte Costituzionale ritiene insomma in linea con i principi fondativi la scelta della norma di rendere da una parte lecita l’attività di prostituzione, dall’altra di punire tutte “le condotte di terzi che la agevolino o la sfruttino”.

In attesa del deposito delle motivazioni, si può dedurre che la posizione della Consulta è quella di ritenere che la legge Merlin non sia arretrata nella volontà di non considerare la prostituzione - in nessun caso - un lavoro come un altro.

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