I risultati del sondaggio di Money.it: per il 49% dei rispondenti l’omotransfobia non deve essere un reato, una percentuale in aumento rispetto alla stessa indagine fatta a metà aprile.
Aumentano i lettori contrari all’istituzione di un reato che punisca l’omotransfobia. Questo è quanto emerge confrontando due sondaggi, lanciati da Money.it a breve distanza di tempo, sullo spinoso tema del ddl Zan.
Se lo scorso 16 aprile il sondaggio, che ricordiamo non ha un valore scientifico ma soltanto indicativo visto che non è stato fatto a campione, aveva indicato un 56% di rispondenti favorevoli all’istituzione del reato di omotransfobia, nella identica indagine del 25 giugno i Sì sono invece scesi al 46%.
Al tempo stesso, i contrari che ad aprile erano il 43%, sono ora balzati al 49% superando così i favorevoli. Un cambiamento di opinione che può essere riconducibile alla recente questione della lettera inviata dal Vaticano al nostro Governo.
Nella missiva, che nelle intenzioni della Santa Sede doveva rimanere riservata, il Vaticano ha chiesto una modifica del ddl Zan in quanto violerebbe in alcuni passaggi il Concordato Stato-Chiesa.
Un sondaggio sul ddl Zan
Il disegno di legge, che prende il nome dal suo relatore il deputato del PD Alessandro Zan, prevede il carcere fino a 18 mesi per chi “istiga a commettere o commette atti di discriminazione fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità”.
La pena invece va da 6 mesi a 4 anni per chi “istiga a commettere o commette violenza per gli stessi motivi”, mentre la reclusione da 6 mesi a 4 anni è prevista per chi “partecipa o aiuta organizzazioni aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per gli stessi motivi”.
C’è però una sorta di “ clausola salva idee ”, visto che “sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonchè le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà’ delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”.
Per il centrodestra, questa legge andrebbe a introdurre un reato di opinione, oltre al fatto che vista la situazione sanitaria non sarebbe in questo momento una urgenza per il Paese.
Anche il Vaticano con una lettera inviata al Governo, ha chiesto delle modifiche al ddl Zan in quanto andrebbe a violare alcuni accordi presenti nel Concordato Stato-Chiesa del 1984.
Il timore della Santa Sede sarebbe che il ddl Zan, se approvato così com’è, possa mettere a rischio la libertà di pensiero dei cattolici, visto che alcune posizioni espresse potrebbero essere perseguite come reato.
C’è poi la questione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia prevista dal ddl, con anche le scuole paritarie che a quel punto dovrebbero celebrare la ricorrenza.
In risposta al Vaticano, Alessandro Zan ha voluto specificare che “il testo non limita in alcun modo la libertà di espressione, così come quella religiosa”, rispettando anche “l’autonomia di tutte le scuole”.
Più in generale Zan ha difeso la sua legge spiegando che non è previsto nessun bavaglio, ma che “ serve un’aggravante per l’istigazione all’odio, non vogliamo introdurre nessuna ideologia gender che non esiste ed è frutto delle fantasie della destra”.
Confrontando i risultati dei due sondaggi lanciati da Money.it, appare evidente come l’entrata in scena del Vaticano possa aver contribuito ad aumentare i lettori contrari al ddl Zan.
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