A quasi tre anni dal referendum pro Brexit la Gran Bretagna ha dovuto rispondere all’appello elettorale per le Europee, a causa del mancato accordo promosso - e rivisto per ben tre volte - dalla premier Theresa May, che ha già annunciato le sue dimissioni per il 7 giugno.
La nuova data da segnare sul calendario è quella del 31 ottobre prossimo, alla quale si rimanda la speranza di trovare un accordo con l’appoggio del governo. Per ora, però, la situazione resta tesa, come hanno testimoniato proprio le elezioni europee nel Regno Unito.
È infatti emersa la contrapposizione fra due fronti: da un lato il Brexit Party (28 seggi e il 32% dei voti) e il desiderio di uscire dall’Unione senza pagare dazio; dall’altro i liberaldemocratici, con Verdi e Snp, fermi al 21% dei consensi e convinti che la Gran Bretagna abbia bisogno di un altro referendum per rimanere in Europa.
A pagare quest’incertezza è l’economia britannica, e soprattutto il mercato immobiliare, in crisi dal 2014.
L’impatto della Brexit sul mercato immobiliare inglese
Già in quell’anno, infatti, la riforma della stamp-duty, l’imposta di registro, aveva provocato una drastica riduzione delle compravendite immobiliari a Londra: il provvedimento, confermato anche nel 2016, prevedeva un aumento del 3% sulla tassa d’acquisto per clienti stranieri (non residenti) e per le seconde case, mettendo così un freno alle opportunità di crescita del mercato.
Un mercato ancora stagnante, proprio a causa dal generale clima di incertezza provocato dagli sviluppi della Brexit. Da un lato abbiamo proprietari che “rimangono alla finestra” in attesa che le condizioni di vendita migliorino; dall’altro acquirenti che invece vorrebbero proprio sfruttare questo momento favorevole per comprare casa a prezzi vantaggiosi, in cerca di affari che però sono molto difficili da trovare. Nessuno, infatti, vuole svendere e ogni potenziale deal è rimandato al post Brexit.
Il risultato? La domanda non coincide con l’offerta e chi vuole comprare o vendere casa a Londra oggi si ritrova ad avviare negoziazioni lunghe e che in molti casi vengono abbandonate. Per alcuni immobili con caratteristiche molto ricercate è ancora possibile mantenere alto il prezzo d’acquisto, ma nella maggior parte dei casi i proprietari sono costretti a svalutare l’abitazione per rendere appetibile la compravendita.
Fonte: Market research Savills London Index
Tutto ciò che rimane in between, nel mezzo, risulta di difficile gestione e quindi viene destinato alle locazioni di breve e lungo periodo, abbassando così la domanda e di conseguenza i prezzi e lo yield.
Questa dinamica penalizza le famiglie, che spesso faticano molto a trovare una soluzione ragionevole per le proprie esigenze. Sul mercato della Capitale mancano immobili a cifre interessanti sia per l’acquisto che per la locazione: i canoni, infatti, sono spesso esosi perché devono ripagare le rate del mutuo stipulato dai proprietari anni prima, sulla base di valori pre-bolla.
Brexit o non Brexit, dunque, la priorità che indica il mercato è quella di arrivare a breve ad una soluzione, altrimenti saranno soprattutto i cittadini a continuare a pagarne le conseguenze.
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