Nonostante le voci di rottura con il Movimento 5 Stelle e la crisi nei rapporti con il premier Conte, Salvini incassa il via libera al decreto Sicurezza bis senza modifiche e soprattutto l’abbassamento dei toni per la vicenda Russia-Savoini.
Fin dalla nascita del governo del cambiamento in molti, anche dentro la stessa Lega, si sono chiesti quale fosse il motivo per cui Matteo Salvini ha scelto di allearsi con il Movimento 5 Stelle, resistendo in questi mesi a tutte le tentazioni di rottura.
La risposta è presto spiegata. Da quando è al governo il Carroccio ha raddoppiato i propri voti alle elezioni europee rispetto alle politiche di un anno prima, portando a casa nomine e provvedimenti bandiera.
Adesso poi che i 5 Stelle hanno il terrore di tornare al voto, Salvini ha praticamente dettato l’agenda politica in vista della legge di Bilancio 2020 e sta per ottenere il via libera definitivo al decreto Sicurezza bis senza che questo venga modificato.
I continui battibecchi con Di Maio di questi giorni poi sono serviti al leader della Lega a distogliere le attenzioni dal caso Russia-Savoini, tanto che adesso ci si aspetta parole istituzionali e non di fuoco nella informativa che il premier Conte farà mercoledì al Senato in merito alla delicata vicenda.
Salvini piglia tutto
In questo momento Matteo Salvini sembrerebbe riuscire ad avere come si suol dire “la botte piena e la moglie ubriaca”. Nonostante che in caso di nuove elezioni arriverebbe un successo a mani basse, il vicepremier continua a non staccare la spina all’esecutivo gialloverde vista la favorevole situazione.
Se tra le fila del Carroccio da mesi si ripete il mantra del “così non si può andare avanti”, i risultati delle europee di fine maggio hanno ribaltato i rapporti di forza all’interno della maggioranza ponendo la Lega adesso in una situazione privilegiata.
Capita così che nonostante i paletti inizialmente messi dai 5 Stelle, Salvini adesso è pronto a incassare il via libera senza modifiche al tanto caro decreto Sicurezza bis, l’arrivo in Parlamento del ddl Pillon e si vocifera anche l’ok per la Tav.
Per quanto riguarda la riforma delle Autonomie il testo va avanti. La ribellione dei due governatori Zaia e Fontana è utile a ricompattare lo storico elettorato leghista del Nord, mentre un accordo che non penalizzi troppo il Sud serve al Carroccio a non deludere la nuova sacca di voti che si è venuta a creare nel Meridione, preferenze necessarie queste se si vuol vincere le elezioni senza Forza Italia.
Avendo scavallato la data del 20 luglio non sarà più possibile adesso andare al voto a settembre, con eventuali elezioni anticipate che a questo punto ci potranno essere soltanto nel 2020 ma, tutte le voci di crisi degli ultimi giorni, sono servite a silenziare gli echi delle varie inchieste riguardanti la Lega.
Spegnere i riflettori sul caso Russia
Mentre L’Espresso pubblicava dei nuovi documenti che, secondo l’inchiesta condotta da Stefano Vergine e Giovanni Tizian, proverebbero che dopo l’incontro del Metropol ci sia stata effettivamente una trattativa tra Savoini e gli altri italiani con delle aziende russe, tutta l’attenzione era riservata per un governo che dai toni sembrava essere arrivato al capolinea.
Il Movimento 5 Stelle che in passato aveva fatto le barricate per vicende ben meno importanti, qui si parla di corruzione internazionale (è reato anche la tentata corruzione) che riguarderebbe il primo partito del paese, sta preferendo non affondare il colpo nei riguardi dell’alleato.
Così mentre escono fuori delle novità e degli sviluppi anche sul caso Arata-Siri, con una intercettazione dove si parla anche di Salvini che secondo il faccendiere avrebbe “telefonato a casa sua”, pure questa vicenda è scivolata via sottotraccia con i pentastellati che hanno girato di nuovo la testa dall’altra parte.
Adesso c’è da superare il momento della informativa di Giuseppe Conte sui presunti soldi alla Lega dalla Russia, i cui echi però saranno annacquati dalla contemporanea approvazione del decreto Sicurezza bis.
Giovedì poi nel Consiglio dei Ministri potrà essere siglata la pax tra Di Maio e Salvini, altra carne al fuoco per mettere in secondo piano le vicende giudiziarie del Carroccio che, a quanto pare, indignano il Movimento molto meno rispetto al passato.
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