Andiamo a fare chiarezza su un argomento molto importante: la marca da bollo. Ecco a cosa serve, come si usa e quanto costa.
Marca da bollo: cos’è? Partiamo dall’inizio e diamo una definizione di questo termine, per chiarire meglio la questione è bene optare per una fonte ufficiale, come la prefettura di Roma che spiega: “Rettangolo di carta simile a un francobollo, emesso dallo Stato, che si incolla su atti, documenti o ricevute per pagare l’imposta di bollo”. Quello che non viene chiarito in modo esaustivo, in questa frase, è lo scopo della marca da bollo, ma ci arriveremo successivamente in un apposito paragrafo.
La marca da bollo è quindi un contrassegno adesivo che però potrebbe avere vita breve, dato il futuro sempre più digitale e proiettato verso la smaterializzazione di tutte le procedure inerenti la pubblica amministrazione. La marca da bollo al momento però non è ancora stata soppiantata. Per questo motivo è utile fornire una guida per capire come si usa, quanto costa e soprattutto a cosa serve, anche perché, in ogni caso, pur trasformandosi gradualmente da documento certificativo in mero pagamento virtuale, resta un caposaldo del sistema fiscale italiano.
Per il momento vale la pena inquadrare l’oggetto della discussione: un tagliandino, appunto, dal valore variabile a seconda dell’imposta da pagare, con il logo dell’Agenzia delle Entrate, quello del Ministero dell’Economia e delle Finanze, una serie di codici, tra cui l’identificativo di quattordici cifre che stabilisce l’unicità della marca da bollo, e sfondi abitualmente di colore verde chiaro o azzurrino.
Marca da bollo
Marca da bollo: a cosa serve
A cosa serve la marca da bollo? Anche nella definizione riportata nel paragrafo precedente si può intuire: siamo costretti a comprarla per pagare l’imposta di bollo, cioè quell’imposta indiretta prevista dalla normativa vigente in Italia applicata alla produzione e alla presentazione di atti o documenti ufficiali, e il fine ultimo della marca da bollo è di fatto la convalida di tali atti o documenti.
L’imposta di bollo nel sistema fiscale italiano sostituisce l’Iva laddove questa non sia esigibile: le due imposte sono di fatto alternative tra loro.
Marca da bollo: come funziona
Utilizzare la marca da bollo non è complicato: senza entrare nel dettaglio sulla sua obbligatorietà (vedremo successivamente tutti i casi specifici), una volta acquistato il tagliandino, andrà semplicemente incollato sul documento per certificare l’avvenuto pagamento dell’imposta di bollo.
Il suo utilizzo è disciplinato dal DRP 642/1972 e la peculiarità della marca da bollo è che, una volta apposta, non ci si possono apporre timbri, né scrivere su si essa, se non per eseguirne l’annullamento. Nel caso di emissioni di fatture in pdf, la marca da bollo andrà apposta sul documento originale mentre nella copia inviata al cliente andranno semplicemente indicate la dicitura “imposta di bollo assolta sull’originale” e l’identificativo della marca stessa.
Diverso è il funzionamento della marca da bollo virtuale, introdotta il 14 aprile 2017: la spiegazione dell’Agenzia delle Entrate informa che coloro i quali devono devono adempiere al pagamento dell’imposta di bollo sulle istanze inviate telematicamente alla Pubblica Amministrazione, possono avvalersi della facoltà di acquistare la marca da bollo digitale attraverso il servizio @e.bollo, disponibile utilizzando i canali telematici delle amministrazioni. L’imposta può essere pagata avvalendosi di uno dei PSP (Prestatori di servizi di pagamento) che aderiscono a PagoPA, convenzionato al servizio @e.bollo.
Marca da bollo: quanto costa
Le marche da bollo più comuni costano 2 o 16 euro ed entrambe sono state introdotte dal Governo Letta con il decreto legge 43/2013 aumentando i precedenti valori rispettivamente di 1,81 e 14,62 per sostenere le popolazioni colpite da calamità naturali, come il terremoto del 2009 in Abruzzo ed Emilia o le alluvioni di Toscana e Liguria.
Vedremo nei paragrafi successivi la differenza tra i due tipi più conosciuti, ma va detto che ci sono anche marche da bollo dal valore variabile, come quelle da apporre alle cambiali, da calcolare proporzionalmente in base al valore della cambiale stessa, 11 per mille nel caso dei pagherò e 12 per mille per la tratta.
Marca da bollo: quando è necessaria
Le marche da bollo da 2 euro vanno applicate a fatture e ricevute fiscali relative ad operazioni di importo superiore a 77,47 euro, per le quali non è previsto il versamento dell’Iva, come le fatture emesse dai lavoratori autonomi con partita Iva a regime forfettario o le ricevute con ritenuta d’acconto per prestazioni occasionali.
Le marche da bollo da 16 euro si utilizzano per documenti societari o notarili, in caso di atti comunali o per la registrazione di contratti di locazione. Va inoltre aggiunto che il valore dell’imposta arriva a 32 euro ogni cento pagine per libri giornali riconducibili a imprenditori individuali, società di persone, cooperative, consorzi, enti o associazioni.
La marca da bollo non è facoltativa ed è soggetto all’acquisto e alla relativa applicazione colui che emette fattura (nel caso delle marche da bollo da 2 euro) o chi produce il documento per la P.A. (nel caso delle marche da 16 euro). Nel primo caso l’applicazione deve avvenire nel momento in cui il documento viene consegnato al cliente: la marca da bollo, dunque, non può avere una data successiva a quella del documento stesso.
C’è da dire che, in caso di mancata applicazione, è soggetto a sanzione (da una a cinque volte il valore dell’imposta), non solo il prestatore d’opera, ma anche colui che accetta una fattura o una ricevuta senza accertarsi dell’avvenuto pagamento dell’imposta.
Le marche da bollo non sono obbligatorie per fatture di importo inferiore a 77,47 euro o a quelle non esenti da Iva.
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Marca da bollo: dove si compra
La marca da bollo, intesa come contrassegno fisico, si compra nei punti vendita autorizzati, generalmente i tabaccai, a volte bar abilitati. Ma, come abbiamo visto in precedenza, c’è la possibilità di acquistare le marche da bollo digitali tramite il servizio @e.bollo messo a disposizione dalla Agenzia delle Entrate (16 euro a prescindere dalla dimensione del documento), o pagare l’imposta di bollo da 2 euro per ciascuna fattura elettronica emessa chiedendo l’autorizzazione all’Agenzia delle Entrate stessa e presentando, entro il 31 gennaio, la dichiarazione annuale dell’imposta di bollo assolta in modo virtuale contenente il numero e la tipologia delle fattura emesse nei dodici mesi e la stima per il nuovo anno, con il versamento dell’imposta.
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