I mercati oggi scivolano su rinnovati timori per l’inflazione. Con i prezzi del petrolio in rally, la crisi delle catene di approvvigionamento e il balzo delle materie prime c’è preoccupazione.
Mercati oggi: prosegue svendita delle azioni in Asia, mentre dollaro si è rafforzato in un clima di cautela sui problemi del debito nel settore immobiliare cinese e sull’elevata inflazione alimentata dai prezzi delle materie prime.
L’indice azionario Asia-Pacifico di MSCI è crollato fino all’1,7% prima di pareggiare alcune perdite. Il settore energetico è stato tra i pochi a salire, spinto anche da un rally del greggio dopo l’OPEC+.
Giappone e Corea del Sud sono in territorio negativo, mentre Hong Kong oscilla. I futures statunitensi ripartono positivi, invertendo le perdite precedenti, dopo che le azioni tecnologiche hanno portato a un crollo di Wall Street durante la notte.
Mercati nervosi: Asia giù, a Wall Street tonfo Big Tech
Gli scambi di oggi evidenziano ancora nervosismo per il generale contesto economico e finanziario incerto.
Alle ore 8.05 circa, il Nikkei perde il 2,23% e l’indice di Hong Kong è sotto la parità. Il Kospi della Corea del Sud scambia in territorio negativo, con un pesante -2,14%.
Il settore immobiliare indebitato della Cina continua a preoccupare gli investitori. Fantasia Holdings Group, un altro sviluppatore del comparto immobili, non è riuscita a rimborsare un’obbligazione in dollari in scadenza lunedì. Si sono quindi aggiunte ulteriori tensioni alla crisi di cassa del gigante Evergrande.
Le obbligazioni in dollari ad alto rendimento della nazione sono crollate. I mercati azionari sono chiusi per festività.
A Wall Street, il Dow Jones Industrial Average è sceso dello 0,94% a 34.002,92, l’S&P 500 ha perso l’1,30% a 4.300,46 e il Nasdaq Composite è diminuito del 2,14% a 14.255,49 quando gli investitori hanno scaricato i titoli Big Tech a fronte di rendimenti del Tesoro in rialzo.
In evidenza Facebook, le cui azioni hanno perso oltre il 4% dopo che tutta la galassia social di Zuckerberg è andata in blackout, con i suoi canali down in tutto il mondo.
Intanto, il dollaro USA è stato scambiato vicino al massimo di un anno rispetto ai principali omologhi in vista dei dati chiave sui salari degli Stati Uniti previsti per la fine della settimana, che potrebbero offrire indizi sui tempi di una riduzione dello stimolo della Federal Reserve e l’inizio degli aumenti dei tassi di interesse. Anche i rendimenti del Treasury a 10 anni sono in aumento.
Petrolio in rally: sale la pressione sull’inflazione
I prezzi del petrolio hanno raggiunto il picco di tre anni dopo che l’OPEC+ ha confermato che si atterrà alla sua attuale politica di produzione (aumento di 400.000 barili al giorno da novembre).
Con il rimbalzo della domanda e l’inflazione energetica in corsa, alcuni Paesi avevano spinto per un maggiore impulso alla produzione in modo da moderare i prezzi.
I future WTI viaggiano sui 77 dollari al barile e il greggio Brent ha superato gli 81 dollari al barile mentre si scrive.
Il rally delle materie prime, con il comparto energetico a guidare l’impennata, comincia a impensierire seriamente anche le banche centrali. L’indice Bloomberg Commodity Spot ha raggiunto un picco assoluto e si teme che prezzi così elevati possano far durare il balzo dell’inflazione molto di più del previsto.
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