Mobbing e straining sono comportamenti vessatori sul luogo di lavoro, uno ha carattere di continuità nel tempo e l’altro no. Qui spiegazione, differenze e come chiedere il risarcimento danni.
Differenza tra mobbing e straining, anche se entrambi fanno riferimento a comportamenti vessatori sul luogo di lavoro, non sono la stessa cosa. Vi è una differenza sottile ma molto rilevante - soprattutto in giudizio in sede di prova della condotta - ovvero l’elemento temporale.
Entrambi i termini appartengono al linguaggio anglo-americano ma sono entrati nel nostro vocabolario da anni, tanto che a riguardo vi sono moltissime sentenze dei tribunali ordinari e anche della Corte di Cassazione Sezione lavoro.
In questo articolo spiegheremo nel dettaglio le differenze tra mobbing e straining, cosa sono, cosa significano e come agire per il risarcimento del danno psicofisico.
Cos’è il mobbing
Il mobbing è un termine inglese che indica i comportamenti vessatori, discriminatori e umilianti che talvolta i dipendenti sono costretti a subire dai datori e dai colleghi. I danni sono notevoli: depressione, esaurimento, stress. Chi subisce condotte di mobbing può denunciare il fatto alla Polizia oppure alle associazioni sindacali e deve provare tutti gli elementi del fatto. Non bastano dei comportamenti pesanti e ingiustificati, ma serve dimostrare tutti gli elementi seguenti:
- la reiterazione e la molteplicità delle condotte;
- il dolo dell’autore, quindi la precisa intenzione di arrecare un danno psicofisico alla vittima, uno stato depressivo e la perdita di autostima;
- il danno fisico, morale o psicologico subito.
Tra gli atteggiamenti prepotenti del capo o dei colleghi e i danni subiti deve esserci un rapporto di causa e effetto, altrimenti il mobbing non sussiste. Se sei una vittima ti consigliamo di leggere Denuncia per mobbing: come si fa, a chi rivolgersi e conseguenze
Cos’è lo straining e differenza con il mobbing
Se il mobbing è ormai un termine comune, non è invece lo “straining”, che allo stesso modo si riferisce a quelle condotte oppressive e ingiuste che avvengono sul luogo di lavoro. Secondo la definizione del Tribunale di Bergamo, lo straining è la condizione di stress provocato dalle condotte ostili del datore di lavoro o dei colleghi che - a differenza del mobbing- non sono reiterate ma sono limitate nel tempo.
La Cassazione ha confermato in più occasioni che in sede di giudizio è possibile cambiare l’accusa di mobbing in quella di straining, anche senza proporre apposita domanda, questo perché se il lavoratore non riesce a dimostrare le condotte di mobbing potrebbe riuscire a provare lo straining, dato che è circoscritto nel tempo e non duraturo, e quindi più semplice da dimostrare.
Quindi la differenza tra l’uno e l’altro sta nella quantità della condotta e non nella qualità e nella volontà di arrecare un danno alla vittima.
Mobbing e straining: come provarli e chiedere il risarcimento
Sia nel caso del mobbing che dello straining, il lavoratore subisce danni psicofisici che possono anche rivelarsi permanenti. Per ottenere il risarcimento però vanno dimostrati con tutte le prove a disposizione: massaggi, corrispondenza di email, testimonianze di colleghi, registrazioni video o audio. A queste prove si aggiunge il certificato del medico, dello psicologo o altro specialista e le ricette delle spese mediche effettuate. Sarà il giudice, in sede civile, a valutare l’entità del danno in base alle prove portate in giudizio e a decidere l’ammontare del danno morale.
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