Il Movimento 5 Stelle è spaccato sulla decisione di appoggiare il Governo Draghi, con la decisione di Grillo di rinviare il voto su Rousseau che sta facendo infuriare gli iscritti. È la fine dei pentastellati?
Non è bastato l’intervento di Beppe Grillo per tenere unito il Movimento 5 Stelle che, ora dopo ora, appare sempre più diviso al suo interno sull’appoggio o meno al Governo Draghi.
Il fondatore ha postato sul suo blog un video in cui ha descritto Draghi come “un grillino”, definizione rilanciata anche da Vito Crimi ospite a Dimartedì. Inoltre, nelle ultime ore, ha ottenuto di spostare il voto sulla piattaforma Rousseau, chiedendo agli iscritti di avere pazienza e di aspettare che l’ex presidente della BCE renda pubblico il programma del suo esecutivo.
Una richiesta non accolta da parte di alcuni esponenti pentastellati, come Barbara Lezzi, i quali nelle stesse ore hanno rispolverato il Vaffa Day su Zoom per “dire no a Draghi”.
Rispetto ad altre occasioni, appare chiaro come Grillo stia incontrando molte difficoltà nel far convergere i suoi su un’unica posizione, tanto che in molti si chiedono se il Movimento riuscirà a sopravvivere al passaggio delicato rappresentato dalla decisione sul sostegno a Draghi.
Il Movimento 5 Stelle riuscirà a sopravvivere dopo Draghi?
Da quando Mattarella ha affidato l’incarico all’economista romano, dopo aver certificato il definitivo fallimento del tentativo di far nascere il Conte-ter, i pentastellati appaiono sul punto di esplodere da un momento all’altro, rinfacciandosi vicendevolmente molteplici accuse.
La spaccatura è in qualche modo certificata da una intervista via Facebook ad Alessandro Di Battista il quale, rispondendo ad Andrea Scanzi, ha dichiarato di essere deciso a “votare no su Rousseau, perché non posso accettare un assembramento parlamentare piuttosto pericoloso”.
Nel suo intervento, Dibba ha aggiunto di essere pronto a riflettere sulla sua permanenza in caso dovesse vedere ministri appartenenti ai 5 Stelle a fianco a quelli di Forza Italia.
Diversi militanti appoggiano la linea di Di Battista, facendo fatica a immaginarsi nello stesso Governo con Berlusconi o, come era stato ribattezzato dallo stesso Grillo, lo “psiconano”. Inoltre, non viene digerito il ritorno con Salvini che, dopo la fine dell’esperienza giallo-verde, è diventato per molti il nemico principale del Movimento.
Il rinvio del voto su Rousseau ha quindi contribuito a scaldare gli animi, con gli oppositori della linea governista infuriati con il fondatore e con il capo politico reggente Crimi per questa decisione.
Scissione mai così vicina
La maggioranza dei parlamentari, al contrario, non vede di buon occhio l’ipotesi di non far parte della coalizione di Governo, con il rischio di essere gli unici a rimanere fuori insieme a Fratelli d’Italia e rinunciando alla possibilità di intervenire sui fondi del Recovery Plan.
Inoltre, gli stessi non vorrebbero rischiare di far naufragare quella che il presidente della Repubblica ha indicato come unica opzione prima delle elezioni anticipate.
Di Maio, l’altro peso massimo del Movimento, non si è pronunciato pubblicamente nel merito della questione cercando però di predicare unità all’interno del Movimento.
Una unità che forse mai come ora sembra però impossibile da raggiungere, con lo spauracchio della scissione che, invece, appare al contrario sempre più probabile.
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