In tutto il Paese 24 ore di blackout della rete internet, ora ripristinata. Intanto migliaia di persone continuano a protestare contro il colpo di stato militare
Dopo il blocco dei social network, un passo anti-democratico ulteriore e ben più grave ha colpito il Myanmar tra ieri e stamattina.
Il Paese infatti - nel bel mezzo delle marce di protesta di migliaia di persone contro il colpo di stato che l’ha colpito - si è dovuto confrontare con un blackout totale di internet durato circa 24 ore.
Si fa quindi sempre più complessa e ostacolata la battaglia della popolazione, intenta a denunciare la situazione di governo militare attuale e chiedere il rilascio del leader eletto, Aung San Suu Kyi.
I generali hanno preso il potere lo scorso lunedì, e migliaia di attivisti hanno subito affollato le strade invocando il ritorno della democrazia e chiedendo la fine della “dittatura militare”.
Myanmar, situazione peggiora ancora: reti internet interrotte per 24 ore
La Lega nazionale per la democrazia (NLD) di Suu Kyi ha vinto le elezioni lo scorso 8 novembre in maniera schiacciante: un risultato che i generali si sono rifiutati di riconoscere.
E dopo diversi ostacoli al dissenso della popolazione, ieri è arrivata la mossa più grave e penalizzante: blocco totale di Internet nel Paese, deciso al fine di complicare l’organizzazione delle marce e dei movimenti di protesta.
A denunciarlo per primo è stato il gruppo di monitoraggio NetBlocks Internet Observatory, che ha segnalato un “blackout su scala nazionale”.
Il regime militare che si è attribuito il potere non ha rivendicato la mossa, che in ogni caso non sembra difficile associare al già precedente oscuramento di Facebook e giri di vite su Twitter e Instagram. Dopo poco meno di 24 ore, la rete è stata ripristinata, proprio su spinta delle sempre più incalzanti pressioni da parte della popolazione.
La conferma di un lavoro militare di censure e ostacoli al dissenso è arrivata dalla compagnia telefonica mobile norvegese Telenor Asa, che ha spiegato di aver ricevuto ordine dalle autorità di negare l’accesso a Twitter e Instagram “fino a nuovo avviso”.
Molti avevano però eluso il divieto utilizzando reti private così da nascondere le loro posizioni, ma l’interruzione generalizzata di tutti i servizi di rete ha reso impossibile anche questo per una giornata intera.
Le organizzazioni della società civile del Myanmar hanno fatto appello ai provider di Internet e alle reti mobili per contestare gli ordini di blocco dell’accesso ad Internet arrivati dal governo militare.
“Rispettando le loro direttive, le vostre aziende stanno essenzialmente legittimando l’autorità dei militari, nonostante la condanna internazionale di questo stesso organismo”
, ha scritto in una nota la coalizione di gruppi che contrastano la dittatura militare.
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