In una lettera inviata al ministro della Salute Roberto Speranza, le Regioni hanno chiesto di non fare i tamponi agli asintomatici: un modo questo per ridare fiato al sistema di tracciamento ormai andato in tilt in diverse zone.
Adesso che i buoi sono scappati, governo e Regioni provano a chiudere la stalla. Se così con l’ultimo DPCM il premier Conte ha provato ad alzare l’ultimo argine al coronavirus per evitare un disastroso lockdown, anche i governatori vogliono cambiare le carte in tavola chiedendo che vengano fatti i tamponi solo agli asintomatici.
Uno dei motivi di allarme in questa seconda ondata è il fatto che il sistema dei tracciamenti sia ormai collassato in diverse zone d’Italia: sono infatti troppi i nuovi positivi per poter, in tempi utili, mappare tutti i potenziali contatti diretti.
Nonostante i mesi di tempo per prepararsi al meglio a questa seconda ondata, le Regioni scoprono adesso di non avere un numero sufficiente di personale dedito al contact tracing. Al momento i tracciatori sarebbero poco più di 9.200, ne dovevano essere assunti altri 6.000 ma poco o nulla è stato fatto a riguardo.
Vista la difficoltà del tracciamento, oltre al personale mancante c’è stata anche la miopia di pensare che la seconda ondata, in termini di contagi, potessere essere numericamente simile alla prima quando però c’era il lockdown, i governatori hanno scritto una lettera al ministro Roberto Speranza per chiedere un cambiamento radicale per quanto riguarda i tamponi.
Tamponi solo agli asintomatici?
La richiesta delle Regioni al Ministero della Salute è che, visto il forte aumento dei casi, in quelle zone in forte difficoltà con il tracciamento si possano fare i tamponi, sia molecolari che rapidi, soltanto a chi non è asintomatico.
“Laddove risulti impossibile il completo contact tracing – ha scritto a riguardo il Presidente dell’Emilia romagna Stefano Bonaccini – le Regioni potranno, attraverso i dipartimenti di sanità pubblica, riorganizzare le attività di tracciamento e screening individuando specifiche priorità di intervento tempestivo”.
In sostanza per i contatti stretti asintomatici “una volta provveduto al loro isolamento, non sarà necessariamente effettuato il tampone, tranne in casi particolari valutati dai servizi di sanità pubblica”.
Se c’è un positivo, ai andrebbe a procedere subito con l’isolamento di dieci giorni da parte di tutti i contatti stretti, oltre ai familiari rientrerebbero anche i compagni di classe in caso di uno studente, con il tampone che poi verrebbe effettuato solo in presenza di sintomi.
La proposta prevede anche una app per il sorvegliamento a distanza dei pazienti che sono in regime di isolamento, cosa che fa sorridere visto che alcuni governatori hanno criticato Immuni.
Difficile che questa richiesta però possa essere accolta dal ministro Speranza, visto che la “caccia” agli asintomatici è da sempre uno dei punti chiave della strategia per individuare e fermare tempestivamente i focolai di coronavirus.
“Oggi siamo in questa situazione perché da maggio a settembre nessuno ha saputo mettere in piedi un piano come quello della Cina - ha attaccato Andrea Crisanti scagliandosi contro le Regioni - Come si fa a non capire che il tampone è uno strumento di agibilità sociale? Loro vogliono il sigillo del governo per mascherare il loro fallimento”.
Per risolvere il problema del contact tracing, sarebbe pronto un bando della Protezione Civile per l’assunzione di 2.000 tracciatori, coinvolgendo anche i medici di base che potrebbero a breve iniziare a fare i tamponi rapidi nei loro studi.
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