La BCE lancia una nuova linea di politica monetaria e di controllo dell’inflazione. Di cosa si tratta e cosa può significare per gli investitori?
A Francoforte c’è una nuova linea di politica monetaria e controllo dell’inflazione.
Sia chiaro, nulla di eclatante nell’immediato, ma si tratta comunque di un elemento da considerare per il futuro, cercando anche di capire cosa può significare il tutto per i nostri portafogli.
Andiamo con ordine e iniziamo cercando di capire i contenuti questa nuova linea.
La nuova politica BCE sull’inflazione
La BCE è nota per il suo target di inflazione al 2%.
L’obiettivo è stato sempre quello di non superare il 2%, riflettendo l’ancestrale paura tedesca dell’iperinflazione. Se l’inflazione si trovava sotto questo livello, tendenzialmente non erano richieste particolari azioni, perché comunque l’obiettivo era raggiunto.
Il cambio di linea, ora, è che il target del 2% è da considerarsi ufficialmente simmetrico. Questo significa che non è vista positivamente una crescita dei prezzi sopra quel livello, ma al tempo stesso viene visto male anche il fatto che l’inflazione sia di troppo inferiore al 2%.
Questo può sembrare una cosa da poco, una differenza sottile, ma non è proprio così.
Cosa aspettarsi in futuro dalla politica BCE
La nuova linea implica che, in futuro, non solo si combatterà il fatto che i prezzi crescano troppo, ma ci saranno azioni attive anche in caso di crescita troppo contenuta o addirittura in una situazione di deflazione.
Quindi, potenzialmente potrebbe essere accettata anche un’inflazione sopra il 2% senza che questo comporti inevitabilmente delle restrizioni monetarie, qualora si ritenga che tali restrizioni possano riportare l’inflazione troppo sotto il target del 2%.
Tradotto, viene un po’ meno il solo obiettivo della bassa inflazione, sostituito invece da un target da cui non discostarsi troppo nemmeno verso il basso.
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Politica monetaria, portafogli e investimenti
Ma quali sono le possibili implicazioni per gli investitori?
Nell’immediato, va detto, piuttosto scarse. Domani non ci saranno ripercussioni enormi.
Ma portafogli e investimenti vanno sempre valutati nel lungo periodo e qui potrebbero esserci degli elementi interessanti.
Infatti, non è escluso che la nuova politica della BCE, sebbene non un semplice clone di quella della FED, possa iniziare a occuparsi anche di crescita anziché di sola inflazione. Se l’inflazione è bassa a fronte di una bassa crescita economica, allora potranno esserci aspettative di politiche espansive per favorire l’economia e il ritorno dell’inflazione intorno al 2%.
Quindi potrebbe essere sempre buona cosa tenere in portafoglio obbligazioni inflation-linked quando l’inflazione, come ora, viene da livelli molto bassi. Questo perché le politiche attive della BCE dovrebbero spingere i prezzi verso l’alto.
Le obbligazioni a tasso fisso resteranno sempre importanti nei portafogli, ma saranno da privilegiare quando si parte da livelli inflattivi ben sopra il 2%. Quando si è troppo sotto, invece, potrebbero subire delle perdite a causa dell’inflazione indotta dalle politiche monetarie.
Il mercato azionario è tendenzialmente immune all’inflazione fino a che questa si mantiene su livelli medi o bassi. Questo perché entro certi limiti le aziende riescono a trasferire sui consumatori dei modesti aumenti dei costi.
Il 2% di target è buono e dovrebbe garantire un buon ambiente per l’equity. Da questo punto di vista si dovrà fare attenzione solo se e quando si vedrà una crescita dei prezzi sostenuta e che rischia di sfuggire di mano. Fermo restando che si dovrà sempre monitorare altri elementi come ad esempio i profitti e i multipli.
Anche qui, però, sapere quale sarà la probabile azione di politica monetaria potrà aiutare a prendere le decisioni adeguate.
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