Dall’OMS affermano che i decessi per coronavirus potrebbero ricominciare a crescere dopo la forte accelerata dei contagi nelle ultime settimane
L’OMS lancia ancora un allarme: decessi per coronavirus pronti a risalire. Dopo le dichiarazioni per nulla rassicuranti della scorsa settimana - “il peggio deve ancora venire” - l’Organizzazione Mondiale della Sanità sembra dipingere un quadro ancora molto scuro rispetto all’emergenza sanitaria in corso su scala globale.
Tanto che per l’Organizzazione un incremento del numero di morti “non sarebbe una sorpresa”, specie considerando una pandemia che mostra “segni di accelerazione in tutto il mondo”.
Nel mese di giugno, i casi di COVID-19 sono aumentati su scala globale, mentre il bilancio delle vittime è apparso ancora in calo secondo il dott. Mike Ryan, direttore esecutivo del programma emergenze.
Ma è purtroppo ormai consolidato il ritardo tra aumento di casi e registrazione di nuovi decessi, visto che occorrono tendenzialmente settimane dopo il contagio per ammalarsi gravemente e potenzialmente morire.
OMS, l’allarme: decessi pronti a risalire
Nelle ultime dichiarazioni, l’Organizzazione mondiale della Sanità ha fatto luce proprio sul gap temporale che intercorre tra l’aumento dei casi e la potenziale impennata dei decessi:
“Potremmo vedere il numero dei morti crescere in ritardo, ma dobbiamo aspettarci una risalita perché abbiamo davvero assistito a un rapido aumento di casi nelle ultime 5-6 settimane. Non sarebbe affatto una sorpresa se i decessi ricominciassero a salire”.
La pandemia ha mostrato forti segnali di accelerazione nelle ultime settimane, con centinaia di migliaia di nuovi casi ogni 24 ore. In particolare - notano dall’OMS - l’America Latina “non vive una buona situazione”, così come preoccupa molto il Nord America, ad eccezione del Canada, che sta riuscendo a contenere con efficacia l’espandersi dei contagi.
Il coronavirus ha causato più di 538.700 decessi in tutto il mondo, almeno 130.300 dei quali negli Stati Uniti stando ai dati più recenti rilasciati dalla Johns Hopkins University.
L’accelerata è palese in termini numerici: tra aprile e maggio si viaggiava in media sui 100.000 nuovi casi al giorno, mentre al momento si è di fronte ad almeno 200.000 casi al giorno, vale a dire un raddoppio dei contagi. Un aumento che - assicura il dottor Mike Ryan dell’OMS - non può essere ricondotto soltanto al maggior numero di test effettuati.
Ma il virus ora è più conosciuto
Ryan ha però specificato che ci sono stati progressi notevoli nella cura dei pazienti affetti da coronavirus, e questo ha consentito ai soggetti maggiormente a rischio di ricevere rapidamente un trattamento.
In più alcuni farmaci, come il desametasone, si sono mostrati efficaci nel trattamento delle persone in gravi condizioni. In linea più generale, il numero di vittime si è gradualmente mostrato in proporzione minore rispetto ai casi registrati.
Il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato che le morti a livello globale hanno mostrato “segni di stabilizzazione”, ma questo non vuol dire che la situazione è migliorata, ha tuonato:
“Il livellamento del numero di decessi a livello globale è dovuto all’efficace contenimento del virus in alcuni Paesi, ma in molti altri è in deciso aumento”.
In alcuni territori, l’aumento dei decessi per coronavirus potrebbe essere correlato a focolai sorti in aree con popolazioni vulnerabili, che tendono a far registrare tassi di mortalità più elevati, si pensi alle case di cura.
Detto questo, ci vorrà del tempo per leggere davvero con precisione i dati relativi alla mortalità. Ma secondo la dottoressa Maria Van Kerkhove - a capo dell’unità malattie emergenti dell’OMS - ci sono ancora molte precauzioni che si possono prendere ora per arrestare i contagi e di conseguenza il numero di morti.
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