Riforma pensioni: nel 2019 insieme alla Quota 100 ci sarà la conferma dell’Opzione Donna. Ma i requisti potrebbero subire una leggera variazione.
L’Opzione Donna potrebbe essere prorogata a breve; è quanto si apprende dalle indiscrezioni sul Consiglio dei Ministri che si è tenuto lo scorso venerdì, nel quale sono state individuate le risorse necessarie da stanziare nella prossima Legge di Bilancio per l’attuazione di alcuni dei provvedimenti indicati nel contratto di Governo.
Una parte delle risorse sarà utilizzata appunto per la riforma delle pensioni, che nel 2019 dovrebbe vedere l’introduzione della Quota 100 con soglia minima a 64 anni, con l’introduzione di alcune penalizzazioni.
Sul fronte pensioni si segnala anche la conferma dell’Opzione Donna nel 2019; la fase sperimentale andrà avanti con la possibilità che questa misura per la flessibilità diventi strutturale a partire dagli anni successivi. Ricordiamo che l’Opzione Donna è quella misura che consente alle lavoratrici - sia private che autonome - di andare in pensione con largo anticipo, accettando però una penalizzazione sull’importo dell’assegno previdenziale.
A partire dal 2019 però l’Opzione Donna potrebbe essere differente dagli altri anni, dal momento che l’età per accedere a questo strumento dovrebbe essere rivista al rialzo, al pari di come fatto per le altre tipologie di pensioni per effetto dell’adeguamento con le aspettative di vita.
La conferma dell’Opzione Donna è comunque un passo molto importante, perché riconosce la specificità della condizione della donna nel mercato del lavoro permettendole di andare in pensione in anticipo rispetto agli uomini.
Ricordiamo tra l’altro che anche per la pensione anticipata INPS è così, dal momento che per smettere di lavorare sono richiesti 42 anni e 10 mesi di contributi alle donne, mentre agli uomini serve un anno in più.
Rispetto alla pensione anticipata, però, l’Opzione Donna permette di andare in pensione molti anni prima; le lavoratrici, infatti, potranno essere collocate in quiescenza con “soli” 35 anni di contributi. Ecco perché è così attesa dalle lavoratrici italiane.
Opzione Donna confermata nel 2019: ma cosa cambia?
Dopo i numerosi appelli delle lavoratrici, finalmente il Governo - così come descritto nel contratto - ha deciso di continuare con la fase sperimentale dell’Opzione Donna, la quale dovrebbe riprendere nel gennaio del 2019 grazie anche alle risorse che saranno stanziate con la Legge di Bilancio.
Negli anni scorsi l’Opzione Donna ha permesso alle lavoratrici di anticipare l’accesso alla pensione di diversi anni; per queste, infatti, erano sufficienti 35 anni di contributi e un’età anagrafica di 57 anni, 58 nel caso delle lavoratrici autonome.
L’unico svantaggio è quello per cui chi accede all’Opzione Donna deve accettare una penalizzazione sull’assegno previdenziale, dal momento che la pensione verrebbe ricalcolata interamente con il sistema contributivo. In questo modo, secondo le stime dei tecnici, l’importo della pensione risulterà più basso del 30% rispetto a quello percepito nel caso in cui non si fosse ricorso all’Opzione Donna.
Restano comunque dei dubbi sui requisiti che avrà l’Opzione Donna dopo la riconferma; tenendo conto degli incrementi che subiranno i requisiti per la pensione a partire dal 1° gennaio 2019, anche l’età per ricorrere all’Opzione Donna dovrebbe variare, arrivando a 57 anni e 7 mesi per le lavoratrici dipendenti e a 58 anni e 7 mesi per le autonome.
Tuttavia la speranza è che il Governo proceda con la modifica dei requisiti, scongiurando l’aumento dell’età pensionabile, così da rendere l’Opzione Donna vantaggiosa come lo è stato in passato. Qualsiasi discorso in merito però sarà affrontato solamente al termine dell’estate, quando le discussioni per la Legge di Bilancio 2019 e per la riforma delle pensioni entreranno nel vivo.
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