Outlook 2019: i possibili impatti della stretta creditizia sul mercato

Mattia Prando

19 Febbraio 2019 - 13:43

Per Anton Eser, CIO di Legal & General IM, il non deterioramento delle condizioni di liquidità e una stabilizzazione del contesto macroeconomico durante l’anno in corso sarebbero fattori positivi per i mercati

Outlook 2019: i possibili impatti della stretta creditizia sul mercato

Durante lo scorso anno si è assistito ad un inasprimento delle condizioni finanziarie che ha portato i mercati finanziari mondiali, in particolare quelli americani, a chiudere il 2018 sotto la pari. Gli effetti positivi della riforma fiscale del Presidente Usa, Donald Trump, si sono palesati nella prima parte dell’anno, per poi indebolirsi durante il corso del tempo.

Il rialzo dei tassi ad opera della Federal Reserve ha fatto rafforzare il Dollaro americano, che ha fatto dei mercati emergenti la sua vittima principale. Anche in Europa le politiche di restrizione monetaria hanno impattato negativamente. Il contesto politico fragile unito ad una crescita in rallentamento e alla diminuzione dell’acquisto di asset da parte della BCE hanno contribuito alla debolezza degli indici azionari del Vecchio continente.

Secondo Anton Eser, CIO di Legal & General IM, “nel lungo termine, gli sviluppi tecnologici potrebbero compensare parzialmente il freno all’economia proveniente dall’eccesso di debito e dai deboli trend demografici. Nel breve termine, invece, le grandi emittenti corporate che rimarranno indietro rispetto a questi cambiamenti tecnologici potranno, a nostro parere, essere particolarmente vulnerabili al quantitative tightening”.

Leveraged loans osservati speciali

Per l’esperto anche il settore dell’high yield risentirà del rallentamento dell’attività economica, anche se la preoccupazione più grande deriva dai leveraged loans. Questo mercato che ha visto un’importante crescita negli ultimi tre anni, fino a diventare “molto meno affidabile a livello creditizio”. I livelli decrescenti di liquidità, uniti ad un rallentamento dell’economia a stelle e strisce potrebbero dunque penalizzare i finanziamenti a leva. “A nostro avviso la prossima fase di recessione sarà più simile a quella causata dalle difficoltà del settore corporate nel 2001-2002, in particolare riguardo la qualità del credito, rispetto alla crisi bancaria del 2007-2008, incentrata sull’eccesso di esposizione ai prodotti a leva nei bilanci delle istituzioni finanziarie”, sostiene Eser.

Banche centrali sempre più limitate

Durante l’arco del 2019, i mercati potrebbero beneficiare del non deteriorarsi delle condizioni di liquidità e di una stabilizzazione del contesto macroeconomico. Il CIO di Legal & General IM afferma però che qualsiasi rimbalzo sarà solamente temporaneo.

In questo contesto, le banche centrali non potranno inondare di liquidità il sistema come già accaduto nel 2016. Questo perché i vincoli si sono fatti più stretti: la Bank of Japan detiene il 40% dei bond governativi del Giappone, con un bilancio pari al Pil del Paese.

La Banca Centrale Europea si è auto-limitata fermando l’acquisti di titoli di Stato mentre la Cina “sembra essere molto incline a ridurre la dilagante leva finanziaria non bancaria”. In caso di rischi significativi per l’economia però, gli del colosso asiatico potrebbero essere immediati.

Anton Eser sostiene che una mossa efficace da parte della Federal Reserve sarebbe quella di ridurre al minimo il numero di rialzi dei tassi e di invertire il processo della riduzione del bilancio. Il problema negli Usa è però la pressione salariale, che rende nuovi stimoli monetari improbabili.

Per quanto riguarda i tassi di interesse, l’analista afferma che questi dovrebbero restare bassi in Europa, Giappone e Regno Unito. Negli Stati Uniti “il rallentamento della crescita dovrebbe mettere un limite ai rendimenti a lungo termine, portando a un ulteriore appiattimento della curva. Ma a mano a mano che cresceranno le preoccupazioni per la crescita, ci aspettiamo che la curva dei Treasuries americani torni ad inclinarsi”.

“Ci sono ovvi rischi di ribasso per la sterlina e gli asset britannici sensibili alla crescita, ma le valutazioni in gran parte incorporano già questi rischi, rispetto a 12 mesi fa. Le commodities risentirebbero di eventuali battute d’arresto della crescita economica, ma un nuovo programma di stimolo da parte della Cina potrebbe avere forte impatto positivo”, chiosa l’esperto.

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