La svolta green potrebbe far crescere il PIL italiano del 3,3% entro il 2070. Gli scenari futuri della transizione ecologica in Italia nello studio Deloitte.
La lotta al cambiamento climatico è tra gli argomenti più discussi dall’opinione pubblica a livello internazionale. Tuttavia, nonostante l’attenzione che viene data dai media di tutto il mondo a eventi come la COP26, si rischia ancora di incorrere in qualche fraintendimento di fondo in questo settore.
Tra i più rilevanti, ad esempio, l’incomprensione per cui il raggiungimento dell’obiettivo zero emissioni entro il 2050, orizzonte temporale a cui fa riferimento l’Unione Europea, è considerato come un obiettivo etico piuttosto che economico.
In realtà, diversi report realizzati da economisti e da grandi investitori, tra cui BlackRock, dimostrano come il cambiamento climatico ha un impatto di enorme portata sul sistema economico-finanziario mondiale.
Uno studio realizzato da Deloitte ha mostrato nel dettaglio le cifre dei benefici economici che il Paese potrebbe trarre da un’efficace svolta green, analizzando quanto potrebbe valere in termini di PIL, fino al 2070, il raggiungimento di una piena transizione ecologica.
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Quanto vale la svolta green per il PIL dell’Italia
Secondo il rapporto del Deloitte Economic Institute, dal titolo “Italy’s Turning Point-Accelerating New Growth On The Path To Net Zero”, un’Italia con emissioni zero vedrebbe crescere il proprio Prodotto Interno Lordo del 3,3% entro il 2070.
Si tratterebbe di una somma vicina a 115 miliardi di euro in più rispetto allo scenario opposto, ovvero quello in cui il riscaldamento globale subisse per la stessa data un incremento di 3°C.
Inoltre, in caso di decarbonizzazione, il Paese potrebbe contare anche su una crescita occupazionale di 470 mila nuovi posti di lavoro, grazie alle nuove professioni nei settori dell’energia pulita, dell’idrogeno e in un complessivo nuovo sistema industriale.
I costi della transizione ecologica in Italia
Ovviamente il raggiungimento di quello che Deloitte definisce non più come un “obiettivo ambizioso”, ma un “imperativo economico”, presuppone dei costi che dovranno essere sostenuti nei prossimi anni tramite investimenti pubblici.
Come è stato valutato, si tratta di una cifra annua pari allo 0,7% del PIL attuale, ovvero di 15 miliardi di euro per anno da oggi fino al 2043.
Il 2043 rappresenterebbe infatti un vero punto di svolta, in cui l’Italia assisterebbe allo stop della spesa per raccogliere i primi frutti del nuovo modello economico che mira al raggiungimento della neutralità climatica.
Il riscaldamento globale costa 1,2 trilioni di euro di perdite all’Italia
Al contrario, in caso non si riuscisse a centrare questo traguardo, il riscaldamento globale potrebbe causare al Belpaese, nei prossimi 50 anni, perdite pari a 1,2 trilioni di euro. Considerando che il PIL italiano del 2020 è stato stimato intorno a 1,8 trilioni di euro, sarebbe come assistere a un passivo di circa un anno di produzione nazionale.
L’Italia si trova quindi davanti a un bivio. Attraverso l’allocazione efficace dei fondi del PNRR per una svolta green, potrebbe ricoprire il ruolo di leader mondiale nella lotta al cambiamento climatico, con importanti benefici economici su cui poter contare.
Al contrario, in caso di inazione, potrebbe essere tra gli Stati più colpiti dalle conseguenze del riscaldamento globale, subendo ingenti perdite anche in termini di PIL e posti di lavoro.
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