La settimana dei mercati si conclude nel peggiore dei modi: cresce l’allerta nucleare dopo un incendio nei pressi del più grandi impianto europeo. Borse a picco e materie prime sempre più in alto.
Mercati nel panico in questo finale di una settimana davvero imprevedibile per gli esiti finanziari legati alla guerra in Ucraina.
Le azioni asiatiche e l’euro sono crollate dopo che la notizia di un incendio vicino a un impianto nucleare ucraino in seguito agli scontri con le forze russe.
Crescono i timori degli investitori sull’escalation del conflitto e i prezzi del petrolio e delle commodities non accennano a un freno.
Intanto, il mercato azionario russo sarà chiuso alle negoziazioni per il quinto giorno consecutivo, segnando un record nella storia moderna del Paese, nel tentativo di scongiurare l’impatto delle sanzioni globali per gli investitori nazionali.
Lontani dal conflitto, i trader stanno anche valutando le prospettive di politica monetaria e sono in attesa del rapporto mensile sull’occupazione negli Stati Uniti.
Cosa succede alle Borse e alla finanza globale con l’improvviso panico nucleare?
Borse crollano con l’allarme nucleare
Scatta l’allerta nucleare in questo finale di settimana: un incendio scoppiato in un edificio di addestramento vicino alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande del suo genere in Europa, durante intensi combattimenti tra le forze russe e ucraine è stato ora spento, secondo le autorità.
Sebbene ciò abbia contribuito ad alleviare parte del panico iniziale che ha colpito i mercati all’inizio della giornata, gli investitori rimangono estremamente preoccupati per il conflitto.
Gli indici asiatici cadono a picco, con Nikkei e Hong Kong in perdita di oltre il 2% e le azioni cinesi scambiate su Shanghai e Shenzhen in ribasso di oltre l’1%.
“I mercati sono preoccupati per le ricadute nucleari. Il rischio è che ci sia un errore di calcolo o una reazione eccessiva e la guerra si prolunghi”, ha affermato Vasu Menon, direttore esecutivo della strategia di investimento presso OCBC Bank.
Un rally dei Treasury, sempre più valutati come asset rifugio, ha abbassato il rendimento a 10 anni degli Stati Uniti a meno dell’1,80%.
Il petrolio viaggia sui $ 110 al barile, l’oro è rimasto stabile sui 1.940 dollari l’oncia e il dollaro è salito, facendo scivolare l’euro.
Materie prime si impennano verso massimi storici
Le materie prime stanno concludendo una settimana storica mentre l’invasione russa dell’Ucraina fa oscillare i mercati, con generi alimentari in aumento, metalli che stabiliscono record e petrolio in preda alla più impennata degli ultimi anni.
L’indice Bloomberg Commodity Spot è salito di oltre il 9% questa settimana. Il balzo dei prezzi delle materie prime dal greggio, al gas, all’alluminio e al grano si aggiunge alle già elevate pressioni inflazionistiche, danneggiando i consumatori e alimentando le preoccupazioni per un rallentamento economico.
I futures sul grano di Chicago sono aumentati di quasi il 7%, portando il guadagno settimanale a oltre il 40% a causa delle preoccupazioni dal lato dell’offerta. Il gas nel benchmark olandese ha sfiorato i 200 euro.
Da evidenziare, che molti porti del Mar Nero sono chiusi, mentre alcune linee di container hanno interrotto le rotte russe. L’impatto si diffonderà attraverso le catene di approvvigionamento. La crisi durerà finché la navigazione sarà interrotta e si aggiungerà all’impatto delle sanzioni, con le quali il petrolio e altre merci russe sono nel mirino di un vero boicottaggio.
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