Dopo le dimissioni di Luigi Di Maio, impazza il toto-nomi su chi sarà il prossimo capo politico del Movimento 5 Stelle: in pole sembrerebbe esserci la senatrice Paola Taverna, ma c’è anche chi spinge per una leadership collegiale.
Potrebbe essere Paola Taverna il prossimo capo politico del Movimento 5 Stelle. Dopo le dimissioni di Luigi Di Maio, il nome della attuale vicepresidente del Senato è infatti dato in pole per la successione.
Non mancano comunque gli interrogativi, visto che in questo momento è in dubbio anche se i pentastellati continueranno ad avere un solo capo politico oppure la leadership sarà affidata a un collegio ristretto.
Le ultime voci parlano di una sorta sfida interna tra due correnti: a spuntarla alla fine dovrebbe essere chi, come si sussurra anche Casaleggio jr, preferirebbe continuare con l’uomo solo al comando.
La decisione finale però verrà presa soltanto agli stati generali di metà marzo, momento in cui il Movimento 5 Stelle proverà a ridisegnare il suo regolamento in vista delle sfide future che attendono i grillini.
Taverna nuova guida M5S?
Già da prima dell’ufficialità dell’addio di Luigi Di Maio dal ruolo di capo politico dei 5 Stelle, all’interno del Movimento erano iniziate le grandi manovre per capire chi possa essere il sostituto del ministro.
Stando agli ultimi articoli di Repubblica e de La Stampa il nome più accreditato sarebbe quello di Paola Taverna, la pasionaria pentastellata molto amata dalla base e da sempre uno dei volti più noti tra i grillini.
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C’è anche chi parla di una possibile sfida tutta al femminile tra lei e Chiara Appendino, anche se la sindaca di Torino ha fatto intendere come al momento sarebbe concentrata soltanto sul portare a termine il suo mandato.
Ci sono poi due suggestioni. La prima è quella di ritorno in pompa magna di Alessandro Di Battista, che però andrebbe a rappresentare una sorta di pietro tombale per ogni discorso di alleanza futura con il Partito Democratico.
La seconda è quella di un Di Maio bis, con il ministro che potrebbe presentarsi di nuovo anche se avrebbe poco senso chiedere di essere rieletto soltanto un paio di mesi dopo aver rassegnato le dimissioni.
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