Differenze di genere: +12% del PIL entro il 2030 con la parità tra uomo e donna

Barbara Lorenzo

7 Aprile 2015 - 14:03

L’uguaglianza tra uomo e donna è ancora lontana: fotografia sulle differenze di genere in Italia. Stime OCSE: +12% del PIL entro il 2030 con le pari opportunità.

Differenze di genere: +12% del PIL entro il 2030 con la parità tra uomo e donna

Nel corso degli ultimi due decenni, il riconoscimento dei diritti delle donne ha fatto enormi progressi, ma la strada da percorrere per una reale uguaglianza tra i sessi è ancora lunga e tortuosa.
Il tema è stato affrontato di recente nella 59esima sessione della Commissione sulla condizione femminile nel mondo a New York.

Al Palazzo di vetro dell’ONU si sono affrontati e dibattuti temi sulla condizione femminile nelle diverse realtà del mondo:

Benedetto Della Vedova, sottosegretario degli Affari Esteri a capo della missione italiana, ha spiegato:

"L’Italia ha integrato le questioni di genere attraverso un approccio incentrato sull’emancipazione economica delle donne.
L’impegno del nostro paese nelle questioni di genere è di continuare a monitorare i progressi relativi alla promozione e protezione dei diritti umani delle giovani donne"

Gli stessi temi saranno approfonditi e dibattuti anche in occasione di Expo 2015 a Milano.

In Italia, negli ultimi due decenni sono stati fatti passi in avanti riguardo la parità di genere; è cresciuta la percentuale femminile tra i parlamentari, sono state nominate diverse donne ai vertici di aziende pubbliche, delle banche e del mondo finanziario, è aumentata la presenza femminile nei CDA di aziende, ma nonostante questi numeri positivi non migliora la condizione di vita delle donne in Italia.

Rimane infatti un gap notevole tra uomo e donna, secondo l’ultimo rapporto Istat sul benessere economico nel nostro Paese.
Le disuguaglianze nell’accesso al lavoro tra donne e uomini si sono accentuate e il divario di genere resta molto elevato.

A febbraio 2014 risultava occupato solo il 46,6% delle donne contro il 64% degli uomini, le donne devono affrontare spesso la precarietà del lavoro e la mancanza di vere politiche di welfare, che possano sostenere la vita della donna come lavoratrice ma anche come moglie, figlia e madre, con asili nido, scuole a tempo pieno, strutture per la cura di anziani o disabili.

Anche nel mondo della scuola il gap risulta elevato: nonostante le donne studino di più e con sacrificio portino a termine il percorso scolastico, nel 2014 coloro che hanno interrotto gli studi sono il 20,5% tra gli uomini e il 14,5% tra le donne.

Le donne rappresentano il 58% dei laureati, le ricercatrici universitarie sono 10 mila su 24 mila, le professoresse associate 5.600 su 16 mila, le ordinarie 3 mila su 14 mila e sono solo 5 le donne su 78 rettori in tutta Italia.

Questa la fotografia del nostro Paese, un divario occupazionale drammatico, siamo un Paese che non investe sul lavoro femminile e che quindi non investe nella crescita.

Questo dovrebbe essere la priorità politica ed economica per il 2015.

Secondo stime OCSE, un coinvolgimento paritario di uomini e donne produrrebbe, da qui al 2030, una crescita del PIL del 12% nei Paesi OCSE.

Abbiamo parlato di numeri e di percentuali, e ci sono stati degli evidenti miglioramenti. Oggi le donne possono votare, gli vengono riconosciuti diritti umani pari agli uomini, abbiamo convenzioni e leggi che ci tutelano, godiamo di maggiori libertà, ma la strada è ancora lunga, ciò che va cambiata è la mentalità, i linguaggi, i pensieri, le azioni, dalla vita quotidiana in famiglia, nella scuola, nel lavoro, impresa sicuramente ardua ma non impossibile.

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