L’uguaglianza tra uomo e donna è ancora lontana: fotografia sulle differenze di genere in Italia. Stime OCSE: +12% del PIL entro il 2030 con le pari opportunità.
Nel corso degli ultimi due decenni, il riconoscimento dei diritti delle donne ha fatto enormi progressi, ma la strada da percorrere per una reale uguaglianza tra i sessi è ancora lunga e tortuosa.
Il tema è stato affrontato di recente nella 59esima sessione della Commissione sulla condizione femminile nel mondo a New York.
Al Palazzo di vetro dell’ONU si sono affrontati e dibattuti temi sulla condizione femminile nelle diverse realtà del mondo:
Benedetto Della Vedova, sottosegretario degli Affari Esteri a capo della missione italiana, ha spiegato:
"L’Italia ha integrato le questioni di genere attraverso un approccio incentrato sull’emancipazione economica delle donne.
L’impegno del nostro paese nelle questioni di genere è di continuare a monitorare i progressi relativi alla promozione e protezione dei diritti umani delle giovani donne"
Gli stessi temi saranno approfonditi e dibattuti anche in occasione di Expo 2015 a Milano.
In Italia, negli ultimi due decenni sono stati fatti passi in avanti riguardo la parità di genere; è cresciuta la percentuale femminile tra i parlamentari, sono state nominate diverse donne ai vertici di aziende pubbliche, delle banche e del mondo finanziario, è aumentata la presenza femminile nei CDA di aziende, ma nonostante questi numeri positivi non migliora la condizione di vita delle donne in Italia.
Rimane infatti un gap notevole tra uomo e donna, secondo l’ultimo rapporto Istat sul benessere economico nel nostro Paese.
Le disuguaglianze nell’accesso al lavoro tra donne e uomini si sono accentuate e il divario di genere resta molto elevato.
A febbraio 2014 risultava occupato solo il 46,6% delle donne contro il 64% degli uomini, le donne devono affrontare spesso la precarietà del lavoro e la mancanza di vere politiche di welfare, che possano sostenere la vita della donna come lavoratrice ma anche come moglie, figlia e madre, con asili nido, scuole a tempo pieno, strutture per la cura di anziani o disabili.
Anche nel mondo della scuola il gap risulta elevato: nonostante le donne studino di più e con sacrificio portino a termine il percorso scolastico, nel 2014 coloro che hanno interrotto gli studi sono il 20,5% tra gli uomini e il 14,5% tra le donne.
Le donne rappresentano il 58% dei laureati, le ricercatrici universitarie sono 10 mila su 24 mila, le professoresse associate 5.600 su 16 mila, le ordinarie 3 mila su 14 mila e sono solo 5 le donne su 78 rettori in tutta Italia.
Questa la fotografia del nostro Paese, un divario occupazionale drammatico, siamo un Paese che non investe sul lavoro femminile e che quindi non investe nella crescita.
Questo dovrebbe essere la priorità politica ed economica per il 2015.
Secondo stime OCSE, un coinvolgimento paritario di uomini e donne produrrebbe, da qui al 2030, una crescita del PIL del 12% nei Paesi OCSE.
Abbiamo parlato di numeri e di percentuali, e ci sono stati degli evidenti miglioramenti. Oggi le donne possono votare, gli vengono riconosciuti diritti umani pari agli uomini, abbiamo convenzioni e leggi che ci tutelano, godiamo di maggiori libertà, ma la strada è ancora lunga, ciò che va cambiata è la mentalità, i linguaggi, i pensieri, le azioni, dalla vita quotidiana in famiglia, nella scuola, nel lavoro, impresa sicuramente ardua ma non impossibile.
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