Gli italiani potrebbero nuovamente essere colpiti da una patrimoniale con la nascita del governo M5s-Pd? La risposta del neoministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri.
Come in ogni momento di forte incertezza in quest’Italia torna prepotente l’ipotesi di una patrimoniale, che spaventa (e non poco) i risparmiatori.
La nascita del nuovo governo M5s-Pd e lo spettro dell’aumento dell’IVA in caso di mancata approvazione della finanziaria dà adito alla possibilità di arrivo di una patrimoniale.
Il rischio che il governo giallorosso possa agire sull’italiano medio, che lavora e che nel tempo ha accumulato del capitale sul proprio conto corrente, attraverso una tassa patrimoniale è una possibilità concreta, che però sembra allontanarsi a seguito delle dichiarazioni odierne del nuovo capo del MEF, Roberto Gualtieri.
Gualtieri dice No alla patrimoniale
Nelle dichiarazioni odierne il neoministro dell’Economia e delle Finanze esclude categoricamente la possibilità di una tassa patrimoniale. Solo chi vivrà vedrà ma, sulla carta, il prelievo forzoso sui conti correnti potrebbe risultare difficile da attuare ma non impossibile a tutt’oggi.
Nella stessa occasione Gualtieri ha confermato il mantenimento del Bonus Renzi da 80 euro, di Quota 100 e infine del Reddito di Cittadinanza.
Patrimoniale, come potrebbe agire il governo M5s-Pd
Come già accaduto nei primi anni ’90, l’esecutivo potrebbe applicare una tassa patrimoniale che andrebbe ad erodere i risparmi e i patrimoni degli italiani che, tuttavia, sono già al netto delle imposte dovute.
Un prelievo forzoso simile a quanto accaduto nel 1992 con il governo Amato, messo in ginocchio dalla crisi finanziaria della lira.
O, per giocare più pulito, andando a ripristinare imposte come l’Imu sulla prima casa o dell’eco-tassa sulle automobili.
Tutto a danno di quegli italiani già messi alle strette da una crescita economica praticamente inesistente e da riforme non orientate al benessere della popolazione.
Uno degli ultimi ad essersi pronunciato sul tema è Silvio Berlusconi, che ha avvertito come un governo di sinistra porti con sé il forte rischio di una patrimoniale. Stesso rischio offerto da un «esecutivo improvvisato», sottolineando che «è stata indebolita l’economia italiana al punto che rasenta la crisi con un debito pubblico che ha superato il livello di guardia», una motivazione secondo lui più che sufficiente per procedere con un prelievo forzoso dai conti correnti degli italiani.
Il governo giallo-rosso, frutto dell’unione tra il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico, potrebbe in definitiva decidere di puntare tutto sul ritocco al rialzo delle tasse per trovare i fondi necessari alla manovra finanziaria pur di scongiurare un aumento dell’IVA e un addio al Reddito di cittadinanza.
Data la propensione “tassarola” di tali forze politiche, il rischio patrimoniale può diventare realtà più facilmente di quanto si possa pensare.
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