Pensione in anticipo: nuova proposta per una maggiore flessibilità. Ma c’è il taglio dell’assegno.
Anticipare l’accesso alla pensione sì o no: è questo il dilemma a cui deve rispondere il Governo, il quale nei prossimi incontri con i sindacati valuterà se esistono i presupposti per garantire una maggiore flessibilità in uscita rispetto a quanto previsto dalla Legge Fornero.
I suggerimenti su come fare per abbassare l’età per l’accesso alla pensione non mancano: dalla proposta di Pasquale Tridico - presidente dell’INPS - riguardo alla possibilità di dividere la pensione in due quote e di riconoscere solamente la parte contributiva nel periodo che precede il raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia, all’ultima ipotesi avanzata da Michele Reitano, membro della Commissione tecnica istituita dal ministero del Lavoro con l’intento di valutare se sussistono le condizioni per separare la spesa assistenziale da quella previdenziale e capire quanto effettivamente in Italia si spende per le sole pensioni.
Di questa proposta - che vi anticipiamo prevede un taglio sulla pensione per ogni anno di anticipo - se ne parla nella relazione di fine mandato del Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) dell’INPS, la stessa in cui l’Istituto viene criticato per i troppi errori commessi.
Come andare in pensione in anticipo: taglio di almeno il 3% sull’assegno
Già oggi andare in pensione prima comporta una perdita sull’assegno. Con l’introduzione del metodo di calcolo contributivo, e dei relativi coefficienti di trasformazione che si applicano sul montante contributivo, viene previsto un sistema che premia chi va in pensione più tardi e di riflesso penalizza coloro che lo fanno con largo anticipo.
Più si va tardi in pensione, infatti, e più il coefficiente di trasformazione è alto: viceversa, più ci si va prima e più questo è basso.
Anticipando l’accesso alla pensione, quindi, si subisce già la penalizzazione insita nel sistema; a questa, però, se ne potrebbe aggiungere anche un’altra, in quanto il Governo ha già fatto sapere ai sindacati che qualsiasi forma di flessibilità dovrà essere sostenibile.
Nel dettaglio, la proposta avanzata da Michele Reitano prevede un taglio del 3% sulla quota di pensione calcolata con il retributivo per ogni anno di anticipo della pensione. Un sistema che ovviamente garantirebbe una maggiore sostenibilità a un’eventuale misura di flessibilità, ma che ovviamente avrebbe delle ripercussioni sull’assegno.
Come si calcola la quota retributiva della pensione ed effetto della penalizzazione
La pensione si calcola dividendola in due parti, in base al periodo a cui fanno riferimento i contributi versati dal lavoratore. Nel dettaglio:
- per i periodi antecedenti alla data del 1° gennaio 1996 si applica il sistema retributivo;
- in alternativa, per coloro che entro la suddetta data hanno maturato 18 anni di contributi, il sistema retributivo si applica fino al 31 dicembre 2011;
- il sistema contributivo si applica invece per il periodo successivo al 1° gennaio 1996, o comunque al 1° gennaio 2012 per coloro che al 31 dicembre 1995 potevano vantare 18 anni di contribuzione.
La somma di queste due quote rappresenta l’importo della pensione percepita. Ebbene, nel calcolo retributivo si considerano le ultime retribuzioni percepite dal lavoratore, che si presuppone siano le migliori, e di queste se ne prende un 2% per ogni anno di contributi.
Ne risulta, ad esempio, che con 15 anni di contributi maturati nel retributivo si ha diritto a un 30% della media delle ultime retribuzioni.
Qualora l’interessato volesse anticipare l’accesso alla pensione, però, dovrà subire un taglio per questa quota, pari al 3% sul valore finale per ogni anno di anticipo.
Esempio
Ecco un semplice esempio per capire come un’eventuale penalizzazione del 3% per ogni anno di pensione in anticipo si andrebbe a ripercuotere sull’importo finale.
Pensiamo a un lavoratore con 12 anni di contribuzione maturata nel retributivo e una media delle ultime retribuzioni pari a 3.000,00€. Questo ne avrebbe diritto al 24%, con una quota retributiva della pensione pari a 720,00€ mensili.
Tuttavia, questo decide di anticipare l’accesso alla pensione di due anni, andando quindi a 65 anni anziché a 67, subendo dunque un taglio - come previsto dalla proposta avanzata da Reitano - del 6%.
La quota retributiva, dunque, scenderebbe da 720,00€ a circa 677,00€, una riduzione di 43,00€ mensili. E a questa poi va aggiunta la quota contributiva, anch’essa più bassa a causa dell’applicazione di un coefficiente di trasformazione meno vantaggioso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA