L’opzione donna comporta per la lavoratrice una penalizzazione che a volta è anche molto pesante sull’assegno previdenziale.
L’opzione donna è una misura previdenziale davvero molto interessante, visto che in molti casi permette alla lavoratrice un accesso alla pensione con circa 8 anni di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia e richiedendo soltanto 35 anni di contributi versati.
Di contro, però, prevede una penalizzazione sull’assegno previdenziale spettante.
Rispondiamo alla domanda di una nostra lettrice che ci scrive:
“Buongiorno, vorrei sapere se è vero che la penalizzazione del 30 per cento che viene fatta con opzione donna viene tolta dall ultimo stipendio percepito o sui contributi versati, mi è stato fatto un calcolo visto che sono vicina ai requisiti per opzione donna e mi dicono che nel mio caso la pensione sarebbe circa 600 euro e mi sembra veramente una grande truffa. Grazie se mi risponderete.”.
Pensione opzione donna e penalizzazione
Partiamo dal presupposto che nessuna pensione, oggi, riesce a restituire l’importo dell’ultimo stipendio percepito e che in linea generale, in presenza del massimo contributivo si può riuscire a sfiorare il 70/80% dell’ultimo stipendio.
Con l’opzione donna la penalizzazione non è, quindi, rispetto all’ultimo stipendio percepito ma viene attuata effettuando un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno spettante. Questo significa che anche tutti gli anni di contributi versati prima del 1996, che ricadono nel sistema retributivo più conveniente, vengono calcolati con il sistema contributivo.
La penalizzazione, in casi estremi arriva anche al 30% della pensione spettante calcolata con il sistema misto. Di fatto, quindi, quando si parla della penalizzazione ci si riferisce all’ipotetico assegno calcolato con il sistema misto (retributivo fino al 1996 o fino al 2011, e contributivo poi).
Per capire il vero impatto della penalizzazione, di fatto, deve chiedere oltre alla simulazione dell’assegno previdenziale spettante con opzione donna anche quella dell’importo che le spetterebbe se la stessa pensione venisse calcolata con il sistema misto: solo in questo modo può capire realmente quanto le costerebbe lasciare il mondo del lavoro con il regime sperimentale.
Da tenere conto, nelle simulazioni, anche il fatto che il coefficiente di trasformazione applicato con opzione donna è riferito ad un età molto giovane (58 o 59 anni per chi accede a quest’età) mentre per una eventuale pensione di vecchiaia verrebbe applicato un coefficiente di trasformazione maggiormente conveniente. Sono tutti questi particolari a rendere la pensione liquidata con l’opzione donna meno appetibile.
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