Chi è disoccupato può andare in pensione a ogni età, basta aver maturato 41 anni di contributi (e soddisfare altre condizioni).
Chi è disoccupato può andare in pensione con 41 anni di contributi senza alcun limite di età; ma a delle condizioni.
Si continua a parlare con insistenza di come rendere più flessibile l’accesso alla pensione dopo la fine di Quota 100, in scadenza il 1° gennaio prossimo. Tra le misure che potrebbero prendere il suo posto si parla anche di estendere a tutti la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi, ipotesi in realtà poco plausibile visti i costi che una tale misura comporterebbe.
Ciò che molti non sanno, però, è che già oggi è possibile andare in pensione una volta maturati 41 anni di contributi. La cosiddetta Quota 41, però, oggi è molto selettiva - e ciò permette di limitarne i costi - in quanto riservata ad alcune categorie di persone. E tra queste ci sono anche i disoccupati, i quali hanno almeno la possibilità di andare in pensione senza dover rispettare un limite di età.
Disoccupati con 41 anni di contributi: quando possono andare in pensione
Chi è disoccupato e ha maturato 41 anni di contributi, dunque, può andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica. Nessun limite, basta soddisfare determinate condizioni.
È quanto previsto dalla cosiddetta Quota 41, che - al netto di possibili novità con la prossima riforma delle pensioni - già permette ad alcune categorie di persone di uscire dal mercato del lavoro con largo anticipo.
Tra queste categorie ci sono anche i disoccupati, ossia coloro che sono senza lavoro e iscritti regolarmente al centro per l’impiego.
Affinché i disoccupati possano andare in pensione con 41 anni di contributi, però, è necessario che soddisfino dei requisiti specifici. Nel dettaglio, così come richiesto alle altre categorie che possono accedere a Quota 41, è necessario essere riconosciuti come lavoratori precoci. Questo vale per coloro che hanno iniziato a lavorare da molto giovani, maturando almeno un anno di contributi (12 mesi) entro il compimento del 19° anno di età.
Solo questi possono accedere alla cosiddetta Quota 41, misura che invece i sindacati vorrebbero estendere a tutti i lavoratori.
La categoria dei disoccupati rientra comunque tra quelle che possono accedervi. Ma cosa si intende per disoccupati? Nel caso di Quota 41, è necessario che questi soddisfino le seguenti condizioni:
- lavoratori dipendenti in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale;
- aver concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione a loro spettante da almeno 3 mesi.
Per andare prima in pensione, con 41 anni di contributi, quindi, è anche necessario aver soddisfatto i requisiti per il diritto alla NASpI. Bisogna, dunque, aver maturato almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 4 anni (come riferimento si prende il momento in cui si fa domanda di disoccupazione), e almeno 30 giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi che precedono l’inizio della disoccupazione.
Pensione disoccupati con Quota 41: quando?
La domanda per l’accesso alla pensione con Quota 41, quindi, si può fare una volta passato il 3° mese dall’ultima erogazione della NASpI.
Per l’arrivo del primo assegno di pensione, però, bisognerà attendere altri 3 mesi: come previsto dal decreto 4/2019, poi convertito dalla legge 26/2019, per la decorrenza della pensione anticipata, compresa quella con 41 anni di contributi, bisogna attendere l’apertura della finestra mobile trimestrale.
Pensione con Quota 41: per la contribuzione si considerano i periodi come disoccupati?
Come noto ai più, anche durante i periodi in cui si percepisce l’indennità di disoccupazione si ha diritto al versamento dei contributi previdenziali. Dei cosiddetti contributi figurativi se ne fa carico l’Inps, senza alcun onere per il lavoratore.
Tuttavia, non sempre i contributi figurativi sono riconosciuti come utili per la maturazione del diritto alla pensione. Nel caso di Quota 41, questi sono ammessi, ma a patto che tra i 41 anni di contributi maturati ce ne siano almeno 35 di contribuzione effettiva. Al massimo, quindi, sono riconosciuti 6 anni di contributi figurativi.
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