Il lavoratore che raggiunge il requisito di accesso alla pensione anticipata è obbligato a lasciare il lavoro oppure no?
Il lavoratore che raggiunge il diritto alla pensione anticipata è costretto ad accedervi o, il alternativa, può continuare a lavorare fino alla pensione di vecchiaia? La risposta dipende dal settore di lavoro e cambia per dipendenti del pubblico impiego e quelli del settore privato.
Rispondiamo ad un lettore di Money.it che ci scrive:
“Buongiorno. Vorrei sapere se raggiunti i 42 e 10 mesi di contribuzioni sono obbligato ad andare in pensione oppure posso restare in servizio fino a 67 anni. Sono un dipendente comunale. Grazie”
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Come anticipato all’inizio dell’articolo la risposta alla sua domanda dipende dal settore di impiego.
Mentre per i dipendenti del settore privato non sussiste alcun obbligo ed è possibile, quindi, continuare a lavorare fino al compimento dei 67 anni, per i dipendenti del pubblico impiego la cosa è diversa, cerchiamo di capire perchè.
Con la riforma della pubblica amministrazione del 2014, le pubbliche amministrazioni sono obbligate a collocare a riposo d’ufficio il dipendente che al compimento dei 65 anni abbia raggiunto il diritto alla pensione anticipata.
Nel suo caso, quindi, seppur avendo raggiunto i 42 anni e 10 mesi che le danno diritto all’accesso alla quiescenza anticipata, non ha compiuto ancora i 65 anni può continuare a lavorare a lavorare fino a quando non li raggiunge: dopodiché la decisione non sarà più sua, perché, come le ho anticipato l’amministrazione sarà obbligata a collocarla in pensione per raggiunti limiti di età.
In alcuni casi, poi, l’amministrazione pubblica può collocare a riposo d’ufficio anche il dipendente che ha raggiunto il diritto alla pensione anticipata al compimento dei 62 anni, ma in questo caso, non sussistendo l’obbligo del collocamento a riposo di ufficio, l’amministrazione in questione deve fornire la motivazione della scelta (che può essere data da esuberi, ad esempio).
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