La riforma delle pensioni sembra ormai definita, ma cosa ne sarà di alcune misure come Opzione donna, Quota 41 e l’Ape sociale?
La riforma delle pensioni del Governo gialloverde non dovrebbe presentare grosse sorprese, con la Quota 100 che, secondo le ultime indiscrezioni e conferme, dovrebbe essere la misura su cui Lega e M5S punteranno per iniziare l’opera di demolizione della Legge Fornero, come promesso in campagna elettorale.
Se però sulla Quota 100 ormai sono pochi i dubbi rimasti, rimane incerto invece il futuro di altre misure di pensione anticipata, richieste a gran voce dai lavoratori.
Stiamo parlando della Quota 41 per i lavoratori precoci, Opzione donna e l’Ape sociale.
Cosa ne sarà di queste misure?
Niente Quota 41 per il 2019
Che per la Quota 41 sarebbe stato difficile si era capito, ma adesso è ufficiale: per il 2019 non ci sarà nessuna novità su quel fronte per i lavoratori precoci.
A renderlo noto è stato il Ministro degli Interni Matteo Salvini che, dopo aver sostenuto durante la campagna elettorale la causa della Quota 41 affermando che 41 anni di contributi dovevano essere sufficienti per poter andare in pensione, ha ammesso che per il prossimo anno non ci saranno novità su quel fronte, ma che si lavorerà per rendere effettiva la misura nei prossimi 5 anni consentendo a chi ha iniziato presto a lavorare di andare in pensione anche prima dei 60 anni.
La delusione è stata tanta tra i lavoratori precoci, ossia quei lavoratori che hanno iniziato presto a lavorare e che, pur avendo molti anni di contributi versati, non raggiungono però l’età anagrafica necessaria per uscire dal mondo del lavoro.
Per loro l’unica soluzione, senza se e senza ma, resterebbe la Quota 41 per tutti: soluzione che, però, al momento sembra destinata a rimanere in stand by.
Opzione donna, situazione incerta
Un’altra categoria di lavoratori che al momento attende ancora risposte dal Governo è quella delle lavoratrici donne, che chiedono la proroga dell’Opzione donna (al momento esaurita al 31 dicembre 2015).
Opzione donna è la misura che consente alle donne che hanno raggiunto i 57/58 anni di età e i 35 di contributi versati di andare in pensione anticipata accettando una decurtazione sull’assegno pensionistico, che verrebbe calcolato esclusivamente con il metodo contributivo.
Il problema per la proroga sembrerebbe essere quello delle coperture, nonostante i risparmi certificati dall’Inps dai precedenti stanziamenti e nonostante la misura sul lungo termine, grazie alla penalizzazione sugli assegni, consenta un risparmio per le casse pubbliche.
Tuttavia anche per Opzione donna sembra difficile una svolta già per il 2019.
Ape sociale, che fine farà?
Altra questione rimasta in sospeso è quella dell’Ape sociale, la misura di pensione anticipata introdotta dal precedente Governo e destinata a lavoratori che si trovano in situazioni di difficoltà.
Con la nuova riforma delle pensioni c’è da capire se l’Ape sociale continuerà a sopravvivere, o se verrà sostituita dalla Quota 100.
Per il momento anche su questo fronte regna l’incertezza, e si fa spazio l’ipotesi che il governo lo possa rimpiazzare con i fondi esubero di categoria, incentivando così le aziende a pre-pensionare i lavoratori con più difficoltà, per esempio perché malati o con figli disabili, ma che comunque non raggiungerebbero i requisiti previsti dalla quota 100 o dalla quota 41.
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