Oltre alla pensione di reversibilità è prevista anche l’indennità di morte. Che cos’è e come funziona? Ecco tutto quello che c’è da sapere.
L’indennità di morte è una prestazione economica una tantum riconosciuta in caso di decesso agli eredi dell’assicurato deceduto che non hanno diritto alla pensione di reversibilità oppure alla pensione ai superstiti.
Pur essendo pagata una sola volta, l’indennità di morte può raggiungere importi elevati: vediamo di seguito tutto quello che c’è da sapere a riguardo sui destinatari della prestazione e su quanto può ammontare la stessa.
Pensioni: quando è prevista l’indennità di morte?
L’indennità di morte viene erogata quando il defunto non ha raggiunto i contributi necessari per la pensione ai superstiti.
La pensione indiretta ai superstiti, infatti, viene concessa solo quando vengono rispettati alcuni requisiti contributivi fissati dalla legge; nello specifico la pensione ai superstiti viene concessa agli eredi dell’assicurato quando il lavoratore ha maturato almeno 15 anni di contributi versati o 5 anni di contributi di cui almeno 3 nei 5 anni antecedenti il decesso.
Nel caso non vengano rispettati tali requisiti agli eredi spetterà solo l’indennità di morte.
Pensioni: a quanto ammonta l’indennità di morte?
L’importo dell’indennità di morte varia in base al calcolo dell’assegno pensionistico del defunto e, più precisamente, varia in base al fatto che la pensione venga calcolata con il metodo contributivo o con il metodo retributivo. Per capire a quale sistema si appartiene bisogna verificare se i contributi sono stati versati prima del 31 dicembre 1995.
Nel caso in cui l’assegno sia calcolato con il metodo contributivo l’indennità di morte viene calcolata moltiplicando l’ammontare dell’assegno sociale per il numero di anni di contribuzione versati. L’importo dell’assegno sociale varia dia anno in anno e nel 2016 è fissato in 448 euro.
Nel caso in cui il lavoratore rientri nel calcolo della pensione con il metodo retributivo o misto, allora l’indennità di morte spetta solo al coniuge e, in mancanza di questi, ai figli. In questo specifico caso il calcolo viene fatto moltiplicando per 45 l’ammontare dei contributi versati nella vita lavorativa del deceduto e può essere erogato solo se almeno 1/15 dei contributi risulti versato nei 5 anni precedenti il decesso.
Pensioni: a chi spetta l’indennità di morte?
L’indennità di morte è una prestazione che spetta ai coniugi e ai figli oppure, in mancanza di questi ultimi, ai genitori o ai fratelli del defunto purché essi non abbiano diritto a rendite Inail al momento del decesso del lavoratore e il loro reddito non superi quello richiesto per il riconoscimento sociale. Il reddito da non superare è di 5.800 euro annui se il destinatario è single e 11.600 euro se coniugato.
Nel caso in cui ci sia un potenziale beneficiario che non sia in possesso dei requisiti, la sua quota dell’indennità di morte verrà riconosciuta agli altri destinatari.
Nel caso in cui il lavoratore rientri nel sistema di calcolo della pensione retributivo o misto destinatario è solo il coniuge e, in sua assenza, i figli.
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