Il presidente in pectore Joe Biden promette un drastico cambio di rotta nella politica estera degli USA. Una buona notizia per la Germania, afflitta negli ultimi quattro anni dal protezionismo dell’America trumpiana.
L’America è tornata. Questo, in breve, il messaggio lanciato dal prossimo inquilino della Casa Bianca, Joe Biden, pronto a scardinare l’impianto protezionistico di Donald Trump in favore di una politica estera all’altezza della storia diplomatica e commerciale statunitense.
Una boccata d’ossigeno per la Germania, sulla quale – per quattro anni – hanno gravato le implicazioni internazionali di quell’America First che ha contraddistinto il mandato presidenziale di The Donald.
Perché la Germania festeggia la vittoria di Biden
L’elezione di Joe Biden ha generato un diffuso entusiasmo nel vecchio continente. Il Democratico, in un’intervista rilasciata al network americano NBC, ha rivelato infatti che i leader europei “sono soddisfatti di vedere un’America pronta a riprendersi il suo ruolo nel mondo”.
La vittoria del partito dell’asinello alle ultime elezioni presidenziali ha incontrato – in particolare – il favore della cancelliera Angela Merkel, che punta ora a riallacciare quei rapporti bruscamente interrotti con la vittoria del tycoon nel 2016.
Un sospiro di sollievo, quello di Berlino, che non si lega esclusivamente alle prospettive future assicurate dalla guida democratica della Casa Bianca. Per i vertici politici tedeschi, infatti, la disfatta di Trump scongiura l’introduzione di nuovi dazi sull’importazione di autovetture europee nel territorio statunitense. Una misura, questa, che da tempo aleggiava nelle stanze del potere di Washington, con prevedibili conseguenze su un Paese leader nell’export dell’industria automobilistica come la Germania.
La presa della Casa Bianca da parte dei Democratici, inoltre, potrebbe portare gli Stati Uniti e l’Unione europea a riprendere i lavori su un trattato che disciplini i rapporti commerciali tra le due parti. Il precedente tentativo - che avrebbe dovuto dare vita al Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) - era infatti naufragato nel 2016 dopo oltre tre anni di negoziati.
Una speranza richiamata anche dal presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha tuttavia posto l’accento sulla necessità di elaborare un nuovo approccio che si discosti sensibilmente da quello che aveva contraddistinto l’ultimo tentativo di accordo commerciale tra gli USA e i Paesi europei.
Rimangono alcuni nodi sull’asse Washington-Berlino
D’altra parte, nonostante il clima distensivo scaturito dall’esito delle presidenziali americane, è probabile che Joe Biden si concentri, in un primo momento, sul processo di rafforzamento della competitività degli Stati Uniti, rallentando consequenzialmente i dialoghi interlocutori con le controparti europee.
I punti di interesse comune, inoltre, sono destinati ad intrecciarsi con alcuni nodi di lunga data. Di questo avviso Andrew Kenningham, economista di Capital Economics, che in un’intervista alla CNBC ha approfondito la questione relativa ai rapporti futuri tra Germania e Stati Uniti:
“Mi attendo che ci siano ancora delle tensioni commerciali tra Germania e Stati Uniti. L’Unione europea sta pianificando di regolare e tassare alcune grandi aziende americane nel continente, come Amazon e Google. Inoltre, le controversie commerciali tra Boeing e Airbus non sembrano destinate a svanire nell’immediato”.
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