Il referendum sulla cannabis rischia di saltare. La colpa - secondo i promotori - è sia del governo che dei comuni.
Il referendum sulla cannabis rischia di arenarsi per una questione di tempo.
Entro il 30 settembre, il Comitato promotore deve depositare le quasi 600mila firme (sufficienti per dar vita al referendum) raccolte in pochi giorni. I documenti necessari però non stanno arrivando con la stessa rapidità.
Nonostante l’altissima adesione alla campagna referendaria - sono state raccolte 500.000 firme nell’arco di una settimana - l’iniziativa proposta per depenalizzare e consentire la coltivazione della cannabis rischia di fallire. Una battaglia legale che sta a cuore a tutti i consumatori ed alle forze civili e politiche che da sempre si battono nel campo del riconoscimento dei diritti civili.
La colpa, secondo Marco Cappato, membro del Comitato promotore del referendum, è da attribuire ai tempi della burocrazia, che rischiano di “sabotare il referendum sulla coltivazione della cannabis”. Ma cosa sta succedendo precisamente?
Referendum sulla cannabis: tempi troppo stretti, burocrazia troppo lenta
A differenza degli altri referendum, per i quali c’è tempo fino al 31 ottobre per raccogliere le firme, la scadenza per quello sulla cannabis legale è stata fissata il 30 di settembre. I comuni impegnati nella raccolta delle firme devono presentare i certificati elettorali entro 48 ore dalla richiesta del comitato promotore. Tutto questo perché il comitato deve avere le carte in regola da consegnare in Cassazione entro il 30 settembre, pena l’impossibilità di indire il referendum.
Le amministrazioni municipali hanno però avvertito che probabilmente non riusciranno a stare nei tempi, complice anche la scarsa digitalizzazione del sistema Paese Italia e la mancata prorogatio del termine del referendum.
Dopo aver lanciato l’allarme, sempre Marco Cappato tira in ballo il governo Draghi:
Il governo Draghi ha nelle proprie mani la responsabilità delle uniche decisioni in grado di evitare questo scempio: eliminare la discriminazione contro il referendum cannabis concedendo la proroga di un mese in ragione della pandemia – dice Cappato – oppure concedere ai Comuni di produrre i certificati elettorali anche dopo il termine della consegna delle firme, in modo che il Comitato promotore possa depositarli successivamente al 30 settembre.
Referendum sulla cannabis: i certificati mancanti
A fronte di 545.394 certificati digitali richiesti con 37.300 email certificate inviate ai comuni (ogni pec contiene dai 2 ai 20 nominativi), sono rientrate 28.600 email per un totale di circa 125mila certificati. In sostanza meno di 1/4 dei certificati sono stati rilasciati. Il referendum sulla cannabis sembra quindi essere a rischio.
I membri del comitato, dato che tutto si sta svolgendo in piena pandemia, hanno richiesto la proroga del termine di deposizione delle firme, anche in ragione del fatto che gli altri referendum hanno come scadenza la data del 31 ottobre 2021.
Referendum sulla cannabis: i partiti stanno iniziando a parlare
Finora nessuno dei maggiori partiti italiani ha proferito parola per quanto riguarda il referendum sulla cannabis. Neanche il PD, cosa alquanto discutibile vista l’attenzione che questo ha sui diritti civili. Tuttavia, le prime voci hanno iniziato a farsi sentire.
Dal dem Stefano Ceccanti arrivano le prime dichiarazioni: “Vanno rigorosamente tutelati i diritti dei cittadini che usufruendo dello Spid hanno regolarmente firmato per il referendum cannabis”. Anche la 5 stelle Vittoria Baldino preme sul tema: “è un problema che il governo deve risolvere al più presto, visto che tutte le firme risulterebbero inutili se non si rispettano i tempi stabiliti”.
Anche dal centrodestra si levano frasi a difesa del referendum. Elio Vito, deputato di Forza Italia, sottolinea che:
Non possono esistere referendum di serie A, per esempio quelli indetti dai grandi partiti o dalle Regioni, e referendum di serie B. Si consenta quindi il deposito delle richieste di referendum con i certificati allegati in tempo utile o, se i Comuni non sono in grado di fare questo, si sposti anche per il referendum sulla cannabis il termine al 30 ottobre.
Oltre all’Associazione Luca Coscioni, Meglio Legale e Radicali italiani, il referendum è stato promosso anche da Forum Droghe, Società della Ragione, Antigone e +Europa.
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