Da mesi il piccolo Wally sta navigando nel nostro mare. Nell’ultimo avvistamento è apparso stanco e debilitato. La paura di tutti è che non superi i prossimi giorni. La scelta, sofferta, è la soppressione dell’animale per interromperne le sofferenze. In queste ore sarà presa la decisione.
La balena Wally non sta bene e forse il suo viaggio sta per concludersi nei pressi della costa di Maiorca. Il gesto più caritatevole, secondo le autorità competenti, sarebbe quello di sopprimere l’animale.
Per giorni è stata vista a Ponza, ma da allora continua a vagare nel Mediterraneo, persa. L’Oceano, appare ormai troppo lontano. La giovane balena nell’ultimo avvistamento è apparsa debole e magra. “Faticava a respirare” hanno detto i biologi che stanno monitorando le sue condizione di salute.
Non è la prima volta che si applica un simile trattamento nel caso di smarrimento di una balena lungo le coste. Londra, Sydney, Tasmania, sempre più spesso le balene rischiano di spiaggiarci, con numeri in costante aumento.
Sopprimere o lasciar morire naturalmente?
La Fondazione Palma Aquarium, l’Università di Valencia e Save The Med hanno detto di non escludere l’idea di intervenire per porre fine alle sofferenze di Wally.
Da marzo il piccolo di balena grigia - Wally dovrebbe avere circa un anno e mezzo - è disperso nelle nostre acque poco adatte al suo nutrimento. Da mesi infatti Wally non riesce a nutrirsi a sufficienza e negli ultimi avvistamenti appare visibilmente magro e debilitato.
Anche volendo Wally non ha le forze per raggiungere acque più favorevoli. Gli esperti intervenuti hanno tentato di spingere Wally verso lo sbocco sull’Oceano, ma non c’è stato nulla da fare.
In queste ore si sta decidendo sul destino di Wally, con la consapevolezza che il tempo non è dalla sua o dalla nostra parte. Infatti Wally potrebbe morire da un momento all’altro e finire spiaggiato a Santa Ponsa o Maiorca. La speranza dei biologi è che Wally possa trovare la strada per uscire dal nostro mare chiuso e le energie per superare i primi giorni di difficoltà in mare aperto e ostile.
La triste realtà delle balene spiaggiate
Non è la prima volta che gli esperti sono chiamati a decidere sulla soppressione di un cetaceo. Da tempo infatti delfini e balenottere sono spinte verso le coste. Ogni anno si spiaggiano circa 2.000 animali. Una delle ipotesi per spiegarne il motivo, oltre la possibilità che l’animale si sia semplicemente perso, sono le interferenze dei sonar.
Lo scorso anno, sulle spiagge della Tasmania, si sono arenate 470 balene. Sono quasi tutte morte e solo 50 sono state salvate in tempo. Meno impressionanti nei numeri, ma comunque tristi sono i casi di Londra e Sydney.
Nel 2008 Colin, il piccolo balenottero perso sulle coste australiane, è stato soppresso dopo diversi tentativi di riportarlo in acque più profonde. Colin però si rifiutava di collaborare, anche quando in campo è sceso un “sussurratore” aborigeno professionista. La balenottera credeva di seguire la madre e cercava di nutrirsi avvicinandosi agli yacht nella baia.
Molto più recente è il caso della balenottera incastrata nel Tamigi. L’11 maggio 2021 è stata soppressa perché non le restava molto da vivere e stava soffrendo, come il piccolo Wally.
Per ogni una balena soppressa dovremmo tentare di salvarne almeno un’altra. Le balene sono sempre meno e rischiano di estinguersi. Per questo il WWF ha pensato a una campagna di adozione per raccoglie fondi con lo scopo di proteggere le megattere. Sul sito del WWF si possono trovare dei pacchetti di donazione da 30 euro e 50 euro. In cambio della donazione si ottiene un peluche e una scheda informativa sulla specie adottata.
Si attende, nelle prossime ore, la decisione dei biologi sul piccolo Wally.
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