Il Regno Unito appare intrappolato in una rete di ostacoli che minano la sua ripresa. In cima ai nodi non sciolti c’è ancora la Brexit. I suoi effetti sentono ancora, anche in Italia.
Nel Regno Unito la tempesta perfetta è servita: non solo crisi delle catene di approvvigionamento, inflazione in rialzo e prezzi energetici alle stelle. Anche la Brexit sta colpendo la ripresa economica.
I meccanismi domanda/offerta sconvolti dalla pandemia - con un boom di richieste di beni che si scontra con la penuria delle forniture - si aggiungono agli effetti del divorzio del Regno Unito dall’UE.
Che la transizione sarebbe stata complessa era chiaro sin dall’inizio a Londra. Ma adesso, complice la pandemia, la Brexit è tornata prepotentemente in primo piano, con le sue conseguenze - negative - anche per il commercio in Italia.
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La Brexit torna protagonista nel Regno Unito
Personale militare britannico in tenuta da combattimento è arrivato lunedì in un deposito di BP, dopo che il Governo ha ordinato all’Esercito di aiutare a consegnare carburante per compensare una grave carenza di camionisti.
Questa è l’ultima novità proveniente dal Regno Unito, in preda a un mix di eventi pericolosi.
Le catene di approvvigionamento in UK sono bloccate per molti settori: dalla carne di maiale alla benzina, fino al pollame, ai medicinali e al latte, le forniture sono su un punto di rottura a causa della mancanza di manodopera.
Il motivo per cui si è giunti a questa situazione è ormai chiaro: l’attivazione della Brexit. Se, infatti, parte del problema è dovuto a dinamiche globali (la strozzatura delle supply chain è un punto critico mondiale), una gran parte del disagio inglese è tutto nazionale. Esso trova la sua origine dai cambiamenti innescati dall’uscita dall’UE.
Senza la libera circolazione dei lavoratori provenienti dall’Unione Europea, camionisti, trasportatori, operai negli allevamenti e nel processo di macellazione della carne si sono drasticamente ridotti. Di conseguenza, si è creata l’impasse di non avere sufficienti autisti per rifornire i negozi e le pompe di benzina.
I sostenitori della Brexit insistono che questo cambiamento sarà comunque positivo, poiché cancellerà il sistema di reclutamento di manodopera a basso costo. Nel frattempo, però, il Governo ha dovuto ripristinare i visti di emergenza per tamponare quella che è una vera emergenza per il Paese.
Cosa sta rischiando l’Italia a causa della Brexit
L’allarme camionisti in Regno Unito e la brusca frenata nelle forniture di merci nel Paese hanno messo in allerta anche l’Italia.
Per la nostra nazione, infatti, il mercato inglese è il quarto per il commercio dei beni agroalimentari. Secondo un report di Coldiretti, l’intervento in extremis dell’esercito per favorire il trasporto di beni ha salvato i circa 3,6 miliardi di export annuale verso il Regno Unito.
La Brexit sta lasciando segni evidenti sull’export Made in Italy in UK. Nel primo semestre del 2021 l’export agroalimentare italiano (composto da vino, parmigiano, pasta, salsa di pomodoro, ortofrutta) in Gran Bretagna ha registrato un calo, con questi numeri:
- spedizioni di pasta: -27%;
- spedizioni di salsa di pomodoro: -14%;
- spedizioni di formaggi: -6%;
- spedizioni di vini e spumanti: -2%
I maggiori oneri burocratici e amministrativi a causa delle procedure doganali post-Brexit hanno rallentato gli scambi. Il rischio è un continuo calo delle merci italiane in UK e un aumento dei prodotti Made in Italy contraffatti sulle tavole degli inglesi.
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