Quella «politica dei due forni» di Gazprom e l’incubo fertilizzanti sui prezzi del cibo

Mauro Bottarelli

9 Novembre 2021 - 20:22

Da Est arrivano profughi, invece di gas. E i segnali distensivi dei futures si scontrano con la mancata prenotazione di extra-capacity e la crisi tra Polonia e Bielorussia. Mentre l’agricoltura trema

Quella «politica dei due forni» di Gazprom e l’incubo fertilizzanti sui prezzi del cibo

Si rischia il conflitto armato. Non ci inginocchieremo di fronte all’Europa. I toni fra Polonia e Bielorussia sulla questione migranti stanno decisamente trascendendo. Nel mezzo, Vladimir Putin che conferma un colloquio con Aleksandr Lukashenko, riaffermando l’alleanza con Minsk e l’Unione Europea che invece definisce gangsteristico l’atteggiamento dell’uomo forte bielorusso, di fatto sposando la tesi polacca di un atto di guerra ibrida scatenata contro l’Ue.

C’è un problema, però. Che va al di là di tutto. Al di là dei rischi di escalation, del doppiopesismo europeo nel valutare atteggiamenti identici come quelli di Lukashenko da un lato ed Erdogan dall’altro, dell’eventuale pressione statunitense affinché Bruxelles sposi una linea oltranzista, al fine di colpire Mosca tramite il suo proxy. Ed è rappresentato da questi tre grafici,

Variazioni dei livelli di stoccaggio di gas in alcuni siti europei Variazioni dei livelli di stoccaggio di gas in alcuni siti europei Fonte: Bloomberg
Flussi di gas naturale dalla Russia all'hub tedesco di Mallnow Flussi di gas naturale dalla Russia all’hub tedesco di Mallnow Fonte: Bloomberg/Zerohedge
Flussi di gas naturale dalla Russia verso l'Ue attraverso l'Ucraina Flussi di gas naturale dalla Russia verso l’Ue attraverso l’Ucraina Fonte: Bloomberg

i quali mostrano cosa stia accadendo su un rotta parallela a quella dei profughi. Gazprom ha sposato la politica dei due forni e, nemmeno a dirlo, a dettarne modi e tempi è il Cremlino. Oggi i prezzi dei futures sul gas naturale europeo (Dutch) sono calati del 6% circa dopo la notizia in base alla quale il gigante energetico russo avrebbe cominciato le operazioni di riempimento delle riserve europee attraverso almeno tre hub, come mostra la prima immagine. Di fatto, nulla più che il rispetto dell’impegno preso da Vladimir Putin la scorsa settimana, a detta del quale Gazprom avrebbe appunto cominciato a pompare maggiori flussi dall’8 di novembre.

Ma attenzione agli altri due grafici, i quali fanno riferimento alla situazione fino all’8 novembre compreso, giornata nella quale il balzo delle medesime valutazioni era stato superiore al calo odierno e per la ragione opposta: allo scadere del d-day, le riserve europee restavano ai minimi. E c’era di peggio, perché all’asta del lunedì Gazprom non ha esercitato diritti di opzione per extra-capacity di trasporto, lasciando il flusso attraverso l’Ucraina al livello minimo attuale e confermando come l’hub principale d Mallnow (Germania) non avrebbe ottenuto maggiori spedizioni nel breve termine.

Appunto, i due forni. Da un lato si promette, rimandando però sempre a domani l’effettiva esecuzione di quanto concordato e dall’altro si inviano segnali concreti in senso inverso, come appunto il non prenotare maggiori diritti di trasporto sulla rotta classica verso l’Europa. Come a dire, se non vi è chiaro ribadiamo il concetto: potete avere tutto il gas che volete ma attraverso Nord Stream 2, quindi occorrono le autorizzazioni. Subito. Ma come si fa, adesso, con l’Europa che nonostante le recenti polemiche pare schierata in modalità da falange oplitica in difesa della Polonia contro le mosse della Bielorussia?

Di fatto, cedere a Minsk equivale cedere a Putin. Il quale, però, ha il rubinetto del gas sotto il suo controllo: se Bruxelles alzerà il tiro delle sanzioni contro Lukashenko o, peggio, le truppe Nato presenti al confine tra Polonia e Bielorussia dovessero davvero ingaggiare scontri armati con la controparte, la situazione precipiterebbe. E prima di tutto sarebbe proprio l’arma incruenta del gas a venire utilizzata dal Cremlino. Proprio ora che, apparentemente, i prezzi cominciano a calare dopo i massimi delle scorse settimane. E attenzione, perché se le aziende italiane iniziano a parlare chiaramente di seri rischi per la tenuta della ripresa a causa dei costi insostenibili della bolletta energetica, questo grafico

Andamento del prezzo spot dell'urea granulare Andamento del prezzo spot dell’urea granulare Fonte: Nordea/Macrobond

mostra quale sia la mina nascosta sotto il terreno della guerra in atto: i futures sull’urea, di fatto il proxy del costo dei fertilizzanti, hanno appena raggiunto livelli record, telegrafando implicitamente un messaggio di ulteriore pressione sui prezzi dei generi agricoli.

Soltanto a fine settembre, infatti, l’impennata dei prezzi del gas ha costretto alla chiusura due grandi impianti di fertilizzanti nel Regno Unito, scatenando appunto un primo allarme rispetto a un’incombente carenza di nitrato d’ammonio che potrebbe colpire le forniture alimentari. CF Industries Holdings, uno dei più grandi gruppi al mondo, ha affermato di non possedere una stima credibile di quando la produzione riprenderà nei suoi impianti di Teesside e Cheshire nel nord dell’Inghilterra, i quali forniscono circa il 40% del mercato dei fertilizzanti del Regno Unito e impiegano circa 600 persone. Più in generale, gli analisti dell’industria hanno dichiarato che il settore dei fertilizzanti sta affrontando una tempesta perfetta creata dall’impennata dei prezzi del gas a livelli quasi record sia in Europa che in Asia.

Il nitrato di ammonio, uno dei fertilizzanti più comunemente usati a livello globale, è infatti prodotto con ammoniaca derivata dal gas naturale ma i prezzi del carburante sono aumentati più velocemente di quanto i produttori di fertilizzanti possano scaricare il ricarico sulla filiera dei loro clienti. Finora, seppur in equilibrio precario, la situazione aveva retto ma adesso i margini sono realmente arrivati al limite. E la possibilità di uno scontro frontale con Mosca sulla questione bielorussa rischia di spedire alle stelle le valutazioni, poiché il mercato prezzerebbe in anticipo e in maniera furiosa l’ipotesi di forniture con il contagocce da parte di Gazprom, le quali andrebbero a colpire a cascata decine di comparti, agricolo compreso e la loro resilienza residuale prima di operare aumenti drastici sulla filiera.

Minsk sta giocando sporco, cercando così di vedersi alleggerite le sanzioni e istigata in tal senso da Mosca, ormai sempre più intenzionata a stanare le reali intenzioni dell’Ue nei suoi confronti? Ovviamente, sì. Esattamente come gioca sporco nella medesima maniera, ormai da anni, la Turchia. La quale, però, non viene bollata di gangsterismo ma, anzi, profumatamente pagata per tenere sigillata la rotta balcanica. Se si crea il precedente, il rischio è quello di dover pagare pegno permanente a quella debolezza iniziale. Ma la Russia non è la Turchia: se davvero si arrivasse al muro contro muro, il gas diventerebbe un’arma devastante.

In grado, in combinato con la quarta ondata di Covid ormai in corso, di far deragliare del tutto la già rallentata ripresa economica Ue. Qualcuno fra Bruxelles e Francoforte, forse ispirato da una lucida follia degna del Dottor Stranamore, sta accarezzando la mortale tentazione di forzare la mano contro Mosca al fine di garantire a Bce e governi mano libera per nuovi programmi di sostegno, proprio mentre si tornava a parlare di Patto di stabilità?

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