Famosa bevanda italiana a forte rischio causa Brexit

Il Prosecco si conferma essere una vittima della Brexit.
L’apprezzata bevanda italiana, dopo aver fatto registrare una storica inversione di tendenza, segnando per la prima volta un calo dell’export pari al 7% lo scorso settembre, torna a tremare dopo la nomina del pro-Brexit Boris Johnson a primo ministro del Regno Unito.

L’allarme, come il dato, arriva da un’analisi della Coldiretti, che esamina le ricadute sul Prosecco in arrivo dall’abbandono dell’UE da parte della Gran Bretagna.

Una no deal Brexit, ovvero un’uscita del Regno Unito dall’UE senza accordo alcuno che con Johnson premier diventa sempre più probabile, influirebbe sulla tutela giuridica di cui al momento godono i prodotti a denominazione di origine, come il Prosecco DOP o altri prodotti top europei, come il prosciutto spagnolo e lo champagne francese.

Come ci ricorda Confagricoltura, senza l’export fruttuoso e controllato del Prosecco & Co. in terra inglese, il rischio è che Londra assista alla fioritura di molti falsi, delle vere e proprie truffe che ledono il nome del Made in Italy - che nel Regno Unito vale un totale di 3,4 miliardi di euro.

Per l’Italia il Regno Unito rappresenta il quarto mercato più florido per quanto riguarda l’esportazione di prodotti di origine controllata di alta qualità, preceduto da Germania, Francia e USA.

Miliardi di ricavi dal Prosecco a rischio con la Brexit

Con una Brexit senza un accordo che tuteli l’export italiano all’interno del Paese potrebbe saltare un business da miliardi di euro
Ad oggi il giro d’affari legato al Prosecco ammonta a 2,5 miliardi di euro, per un totale di 464 milioni di bottiglie vendute lo scorso anno.

Tra il 2003 e il 2016 l’export di Prosecco nel Regno Unito è salito del 1.173% e si stima che una bottiglia di Prosecco su tre, ogni anno, venga aperta proprio in territorio inglese.

Prosecco: record negativo ma dati ancora forti in UK

Lo scorso settembre Coldiretti sottolineava come l’ottimismo dei produttori di Prosecco restasse forte, alimentato anche dall’importante dato relativo alle vendite complessive sul mercato estero, che con un +5% segna un altro record storico, stavolta in positivo però; pesano sulla mossa al rialzo soprattutto le ottime performance sui mercati di Stati Uniti e Germania.

Va notato inoltre come sul calo in UK abbiano influito, oltre al fattore Brexit, anche l’andamento dei tassi di cambio e alcune notizie false molto diffuse nei mesi passati, secondo cui la bevanda prodotta nel Belpaese sarebbe in grado di deteriorare lo smalto dei denti.

Resta preoccupazione, e tanta, per via del mancato raggiungimento di un accordo su riconoscimento e tutela dei prodotti agroalimentari a denominazioni d’origine in UK, specie in vista di una possibile ’hard Brexit’:

“A preoccupare è il rischio che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane, come l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi, e che boccia ingiustamente quasi l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop)”.