Quali sono i lavori che gli italiani non vogliono più fare?

Maria Stella Rombolà

04/07/2018

Si parla spesso dei lavori che gli italiani non vogliono più fare nonostante la diffusa disoccupazione; da ultimo ha fatto riferimento alla questione il presidente dell’Inps Boeri. Ma quali sono queste mansioni e perché i giovani se ne tengono alla larga?

Quali sono i lavori che gli italiani non vogliono più fare?

L’Italia ha bisogno di aumentare l’immigrazione regolare perchè sono tanti i lavori che gli italiani non vogliono più svolgere”: così ha esordito Boeri, attuale presidente dell’Inps in risposta all’attacco via Facebook lanciato ieri dal leader della Lega Matteo Salvini.

Il presidente dell’Istituto ha affrontato la questione in apertura del suo discorso nella Sala della Regina a Palazzo Montecitorio, alla presenza del vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio.

Boeri ha insistito sull’enorme disinformazione dei cittadini spiegando che nel lavoro manuale non qualificato ad esempio, secondo l’Inps ci sono il 36% dei lavoratori stranieri in Italia e l’8% degli italiani.

Ma quali sono questi lavori che gli italiani non vogliono più fare pure in un momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo in cui i dati della disoccupazione giovanile destano sempre grossa preoccupazione?

Disoccupazione

La disoccupazione giovanile secondo gli ultimi dati Istat è pari al 31,7% e questo porterebbe a dedurre che i nostri connazionali siano ormai disposti a svolgere qualsiasi genere di attività pur di trovare un’occupazione, ma così non è.

I giovani ad esempio stentano ad accettare impieghi che occupino i loro week-end, i giorni festivi e le ore notturne. Gradiscono poco anche le mansioni più pesanti come quelle relative ai seguenti settori:

  • edilizia;
  • agricoltura;
  • allevamento;
  • panificazione;
  • tessile;
  • pulizia;
  • sanità.

Sarà interessante capire in concreto quali siano le categorie di lavoro meno appetibili per i giovani e perché: per comprenderlo al meglio riportiamo i dati messi in evidenza di recente dal Qutidiano.net.

Settore edile

I casi di giovani che, sostenuti dalle famiglie e dai relativi ammortizzatori sociali informali, si mostrano titubanti nell’accettare lavori ritenuti eccessivamente pesanti sono moltissimi in Italia; per questo gli esperti del settore e i vertici delle associazioni di categoria hanno stilato una lista delle tipologie occupazionali a più alto rischio di rifiuto. I settori in cui meno degli altri stentano ad entrare i giovani italiani sono 3:

  • edilizia;
  • ristorazione;
  • panificazione.

Un esponente del primo di questi settori, Riccardo Roccati di Cna Costruzioni si esprime in questo senso sulla questione e osserva:

È vero che i giovani italiani, in maggioranza, perché sarebbe ingiusto generalizzare, non vogliono fare più certi lavori. Colpa di una mentalità sbagliata, di famiglie protettive, di scuole dove si continuano a snobbare le attività manuali. Possiamo anche impegnarci a qualificarlo noi ma servono giovani che vogliono qualificarsi”.

Ristorazione e panificazione

Anche il lavoro all’interno del secondo dei settori citati, quello della ristorazione, viene considerato molto faticoso perché richiede impegno fisico e mentale oltre che un forte spirito di sacrificio.

Bisogna essere disposti a lavorare anche nel weekend e durante le feste comandate, in parte anche di notte e persino il 1° maggio. In questo settore quindi è difficile trovare personale qualificato che si sottoponga a questi orari stressanti e a queste attività ritenute troppo pesanti; in particolare i giovani italiani sono sempre meno disponibili ad impegnarsi in queste mansioni come testimonia la crescita di lavoratori stranieri.

In questo caso non è possibile nemmeno appellarsi al motivo della mancanza di stabilità perché 8 occupati su 10 in questo settore hanno un contratto a tempo indeterminato.

Anche le aziende di panificazione e pasticceria affrontano le stesse difficoltà nella ricerca di personale perché anche lavorare in quest’ambito implica sacrificio, fatica e orari spesso notturni: trovare giovani disposti ad impegnarsi in queste mansioni è sempre più difficile.

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