Dopo l’alleanza sempre più stretta con Putin, Xi Jinping e il Governo di Pechino stanno calcolando quanto costa alla Cina la guerra Russia-Ucraina.
La guerra tra Russia e Ucraina non si sta combattendo esclusivamente sul terreno militare, ma sta coinvolgendo in maniera significativa anche il settore economico-finanziario internazionale.
Nell’ultima settimana, infatti, la maggioranza dei Paesi occidentali appartenenti alla Nato e alla Ue hanno varato un pacchetto di sanzioni contro la Russia tra le più pesanti della storia. Tra queste, come ormai sappiamo, la fondamentale decisione di escludere la Federazione Russa dallo Swift, tenendola di fatto fuori dal sistema di pagamenti internazionali.
Non solo si sta assistendo a dure decisioni da parte degli Stati, che coinvolgono anche la Banca centrale russa, impedendo a Mosca da circa una settimana di aprire la Borsa e mandando anche a picco il rublo. Anche le grandi multinazionali stanno ormai fuggendo dalla Russia.
Nonostante ciò, Putin continua l’invasione del territorio ucraino, mettendo la stabilità mondiale sempre più a rischio. Una strategia che sembra innervosire il suo migliore alleato, ovvero Xi Jinping, il quale, nel frattempo, sta cercando di calcolare quanto costa alla Cina la guerra tra Russia e Ucraina.
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Quanto costa alla Cina la guerra Russia-Ucraina
Nelle ultime ore si è notata la posizione ambigua da parte di Pechino su quanto sta accadendo, come è stato dimostrato in occasione del voto della risoluzione Onu, in cui la Repubblica Popolare ha deciso di astenersi.
Al tempo stesso, nei giorni scorsi il ministro degli Esteri Wang Yi ha espresso la sua preoccupazione per le conseguenze della guerra sui civili e l’importanza di sedersi al tavolo delle trattative per una soluzione pacifica.
La Cina sembra quindi, se non temere, almeno non apprezzare l’instabilità provocata da questo conflitto che potrebbe causare un’impennata dello yuan cinese e del prezzo delle materie prime. La combinazione dei due fattori potrebbe limitare il commercio estero e, contestualmente, provocare l’aumento dell’inflazione interna.
Quest’ultimo fattore, in particolare, potrebbe mettere a rischio i sostegni previsti dalla Banca Popolare Cinese al mercato immobiliare dopo la crisi causata dal crac di Evergrande. Come è stato riportato da alcuni analisti, per non correre questo pericolo i grandi gruppi bancari del Dragone stanno limitando i finanziamenti per gli acquisti di materie prime russe.
Dare un sostegno incondizionato all’alleato russo, rischierebbe di porsi in una situazione di autoisolamento nei confronti di Stati Uniti e Unione Europea. Una mossa che non conviene di certo a Xi Jinping che ha l’obiettivo di consolidare ulteriormente la sua leadership in occasione della 13esima Assemblea Nazionale del Popolo del prossimo 5 marzo, in cui dovranno venire approvate le proposte del Governo.
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