A Bruxelles è scambio di accuse fra Paesi Ue e Commissione europea: il ritardo sui Pnrr rischia di compromettere la ripresa.
La ripresa europea è a rischio. Dopo più di un anno di pandemia e di spese ingenti per far fronte alla crisi sanitaria, l’Ue si trova indietro rispetto a Stati Uniti e Cina sulla strada della ripresa economica. La prima ha ormai avviato la campagna vaccinale di massa, mentre la seconda è riuscita a sconfiggere il coronavirus con stime di crescita che vanno oltre il mero segno più del PIL.
Ma il ritardo dell’Unione europea, in difficoltà per l’incremento dei contagi (cui sono seguiti nuovi lockdown nazionali) e per i problemi con le forniture di vaccini, potrebbe essere aggravato dal fatto che molti Paesi membri non hanno ancora presentato i definitivi Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr), che definiscono nel dettaglio modi e obiettivi del Recovery Fund, in attuazione del Next Generation EU.
Paesi Ue in ritardo su Pnrr
Non è solo l’Italia ad essere ancora alle prese con le trattative con la Commissione Ue. Il nostro Paese è stato certo rallentato da una crisi politica e dal cambio di governo, cui è seguita la presentazione di un nuovo piano ancora oggetto di negoziato. Ma la stesura del Pnrr ha messo in difficoltà più di un governo.
Bruxelles vuole i dettagli degli investimenti e delle riforme con la massima precisione, perché gli esborsi sono vincolati alla valutazione dei costi e del raggiungimento degli obiettivi di breve e lungo termine. Secondo il quotidiano spagnolo El Paìs, diversi governi durante le trattative con la Commissione hanno perso la pazienza. Sia i Paesi membri che Bruxelles sarebbero ora “pessimisti sull’andamento del processo”.
Da un lato, fonti diplomatiche definiscono “draconiane” le richieste dell’Organo esecutivo europeo, accusato di aver pubblicato le ultime linee guida soltanto un mese fa. Bruxelles ribatte affermando che i governi si sono svegliati troppo tardi e prende a esempio la Spagna, che avrebbe già implementato diversi elementi del Piano e dovrebbe riuscire a presentare il definitivo entro il termine del 30 aprile.
I nervi a Bruxelles sono tesissimi soprattutto dopo l’approvazione negli Stati Uniti del pacchetto di stimoli da parte di Joe Biden, che così ha battuto sul tempo l’Ue che si era vantata di essere stata il primo organo a reagire energicamente alla crisi.
Preoccupata anche la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, che in un’intervista a Les Echos ha detto: “Può darsi che il sostegno europeo sia insufficiente”.
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