Il ministro degli Affari Europei Amendola lancia l’allarme sul Recovery Fund, a rischio per la contrapposizione tra i Paesi frugali e Visegrad.
Dopo che le lunghe giornate di trattative della scorsa estate sembravano aver stabilito un accordo definitivo tra gli Stati membri dell’Unione Europea, il Recovery Fund è nuovamente a rischio.
A lanciare l’allarme è Enzo Amendola, ministro degli Affari Europei del governo Conte, il quale in un’intervista a Repubblica ha rivelato le sue preoccupazioni sull’esito del piano di aiuti.
Recovery Fund a rischio, allarme del governo
A mettere in pericolo i 209 miliardi di euro previsti per l’Italia non è la contrapposizione tra i Paesi mediterranei e i cosiddetti frugali, bensì tra questi ultimi e il blocco di Visegrad, con Ungheria e Polonia in testa.
Olanda, Austria, Danimarca e Svezia, infatti, vorrebbero bloccare l’accesso ai fondi a chi non rispetta lo Stato di diritto, come Budapest e Varsavia. Questi, a loro volta, potrebbero apporre il loro diritto di veto bloccando il Recovery Fund anche alle altre nazioni.
Insomma, si potrebbe arrivare presto a un nuovo stallo di veti incrociati, che potrebbe mandare in fumo i miliardi che la Commissione Europea aveva stanziato per la ripresa in seguito alla crisi economica da coronavirus.
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La proposta Merkel bocciata dal Parlamento europeo
Fortunatamente c’è ancora tempo prima che ciò si realizzi effettivamente. A gestire i negoziati è Angela Merkel, presidente del Consiglio dell’Unione Europea per un semestre, a partire dallo scorso 1° luglio.
La prima proposta avanzata dalla cancelliera è stata però bocciata dal Parlamento europeo, poiché giudicata ancora troppo a favore di Orban, Duda e gli altri capi di governo che non rispettano le garanzie dello Stato di diritto.
Il presidente ungherese si è quindi detto pronto a bloccare tutte le misure che servono alle istituzioni per reperire risorse proprie da mettere a disposizione dei Paesi con il Recovery Fund, come digital tax, carbon tax e tobin tax.
In questo caso si aprirebbero due scenari che metterebbero a rischio la ripresa economica dell’Italia e del continente.
Quello più soft vedrebbe posticipata l’erogazione dei fondi approvati, mentre la prospettiva peggiore sarebbe quella di poter contare su una quantità inferiore di denari e dover rimettere mano alle trattative delle quote tra i membri dell’UE.
Braccio di ferro tra Consiglio e Parlamento
Ci si potrebbe trovare presto in una situazione di stallo se non si sbloccasse quanto prima il braccio di ferro tra Consiglio e Parlamento europeo, il quale ha il potere di non approvare il bilancio comunitario 2021-2027.
Gli europarlamentari hanno rigettato la proposta arrivata dalla cancelliera tedesca con un duro comunicato. In questo si legge che in un negoziato devono essere tutte le parti coinvolte a spostarsi dalla propria posizione, cosa che, a detta loro, il Consiglio non sta facendo.
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